autunno

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lunedì 31 agosto 2015

la terra dei cachi: finalmente il finale

la terra dei cachi: finalmente il finale: L’ULTIMA NOTTE  (ti aspetto al varco : ma arriva tardi, alla fine; altrimenti  capiresti poco) La giornata trascorsa è passata. Ovvio. ...

finalmente il finale

L’ULTIMA NOTTE  (ti aspetto al varco : ma arriva tardi, alla fine; altrimenti  capiresti poco)

La giornata trascorsa è passata. Ovvio.  Invertendo: la giornata passata è trascorsa se però aggiungo come, entro nel dettaglio. A dire il vero e pensare il falso  entrare nel dettaglio potrebbe anche significare andare a fare la spesa ma io vorrei entrare in un letto.

 Anche  a castello andrebbe bene.

 Ma il letto al castello bisogna passare per dove erano le poste prima del terremoto  arrivando su dopo,  perché durante si potrebbe cadere   e a seconda da quale torre del castello  cadi ti fai più o meno  male, meno male che  adesso sto al varco così resto in piedi ma dopo mi siedo lo stesso su una sedia che porto da casa di mia sorella che qui quella in dotazione (non mia sorella ma la sedia) è di quando facevo la seconda elementare, ed essendo cresciuto un  po’ ma nella media non ci sto, specialmente con la testa; che ho dormito si e no dieci ore  in cinque giorni compresi di notti.

Perché la vita scorre, e far diventare la quotidianità più leggera è già un risultato.

Ma come si fa ad alleggerire il fardello del quotidiano che ogni giorno ci portiamo appresso anzi appesantiamo tante volte con quello del quotidiano del giorno successivo? : è molto semplice.
 Comprati un settimanale. Anche un mensile. Un libro. Inizia a leggere. Entra in quello che leggi, che entrare leggendo fa bene ma attento: se non vedi dove metti i piedi  inciampando puoi cadere nel banale.

Estraneati  quindi dal quotidiano ed entra nel mensile. Io l’ho fatto. E’ basso ma onesto.

 E ti accorgi che la vita scorre lo stesso, anche senza di te, a volte anche senza il mensile.
 Se poi hai voglia di tornare indietro dai il mensile all’edicolante che lui ti da i soldi ma tiene lo scontrino e se non ha il resto, mancia; che mangiare stasera neanche ho mangiato perché in spiaggia c’era del pane che doveva finire, che Giulia aveva preparato dalle prime luci dell’Alba che doveva venire con noi, ma la madre non l’ha mandata da sola, che eravamo già in sette.



 Ispirato da Alessandro Bergonzoni,  amico di Emilia, che oggi abbiamo trascorso una giornata insieme, ma lui era assente.

domenica 30 agosto 2015

(ti) Castro-caro

LA FINE

Sabato sera. Disteso sul divano. Circa le 21,30. Con gli occhi chiusi per riposare un poco. Alle 23,50 devo raggiungere il varco per il turno di lavoro. Giulia in cucina a sistemare suppellettili varie. La televisione è accesa. Canzoni. Castrocaro. Con una coda d’orecchio ascolto. Mi vengono i brividi. Per come cantano.
 Mai come adesso il concorso diventa onomatopeico.          ( TI ) Castro, caro. Un’offesa per chi ascolta. Qualcuno si salva, ma per lo più tutti stonati. Voci insignificanti. E’ una sofferenza. Un giurato politicamente corretto, con eleganti giri di parole, manda a cagare qualcuno.  Mi sembra giusto.  Io insieme a lui, ma in silenzio. Altri più indulgenti solo a fare pipì.
Siamo all’apoteosi del nonsenso. Un concorso canoro importante, dove i finalisti non sanno cantare. Forse qualcuno si salva. Ma io in dormiveglia mi accorgo solo di chi stona, e sono in tanti, perché mi disturbano il riposo. “Soffrendo” di orecchio assoluto ogni minima stonatura è per me una castrazione.

 Purtroppo di giorno non riesco a dormire e coi turni di notte, dovendo lavorare, neanche.

La notizia sul fronte dell’incidente  è nefasta. Non ce l’ha fatta neanche l’altro operaio rimasto ferito.
Sono turbato. Penso e ripenso che  in Italia tutto è come questo Castrocaro: abbiamo perso ogni speranza. Traslando il piano in altri ambiti, si spiegano un po’ di cose.
Il cantante in finale che non sa cantare  è ugualmente in prima serata in tv,  il politico che non sa politicare  è ugualmente in parlamento, il dirigente pubblico che non sa dirigere ma i debiti li paghiamo tutti noi,  il lavoro che è rischioso ma si lavora comunque e si muore: cosa volere di piu?
E per quanto possiamo ancora tollerare questa pochezza, senza urlare allo scandalo, senza ribellarci, senza fare la rivoluzione?  
Qua tutti ci prendono per i fondelli e continuiamo a fare finta di niente.
Probabilmente senza rendercene conto ci siamo così assuefatti da essere noi stessi diventati dipendenti da questa droga del pressapochismo italico, che in ogni ambito si sta insinuando con i suoi tentacoli.
Quindi anche il non fumatore si sta drogando col fumo passivo, costretto ad apprezzare, come diceva Longanesi,  l’unico vantaggio della mediocrità: quello di credere in se stessa.

  

sabato 29 agosto 2015

POESIEDIDOMENICA (O) MIMMO

foto migranti


albe di facili scatti
col tempo fermo
si ripetono
ed io con esse
riparo agli errori
orrori dell'uomo
che spera
in un' alba più giusta
ma trovando la  morte
quando scelta non c'è
in un obbligo
di mare profondo

rischiando  speranza

più  rispetto:
è abbastanza.



venerdì 28 agosto 2015

turno notturno

Turno di notte. Al varco due ex uno rumore di macchine che passano in autostrada. Il mio lavoro stanotte è stare sveglio. Intorno alle 5,30 i primi operai del cambio turno. Dalle 6,30 un pò di movimento. Fino alle 8.  Ma oggi è sabato. Sarà probabilmente una nottata tranquilla. Anche se nel lavoro la tranquillità non esiste. Prima perché di lavoro non ce n’è, poi perché quando c’è di lavoro si può morire,  perchè  di nuovo non se ne crea,  che chi ci governa pensa ad altro; e poi perché quello che c’è è a rischio, a tempo indeterminato : nell’indeterminazione si concentra l’essenza stessa di questi tempi moderni, nel voler vivere di bisogni effimeri, di per se stessi indeterminati, che danno delle piccole soddisfazioni momentanee ma di fondo una condizione di infelicità diffusa, quando il tuo intimo avverte che non sono i fondamentali.
Chiedendo ad un giovane se è felice, mi risponde che con tutti i confort e gli strumenti che ha a disposizione, comunque avverte una sensazione di malessere, difficile anche da spiegare.  
Ritengo provenga dalla consapevolezza di non poter programmare il suo futuro, quindi la propria vita così come noi della generazione dei cinquantenni, ultimi fortunati, abbiamo tentato di fare, con riuscite più o meno diverse.
Hanno perso l’entusiasmo dei vent’anni. Quello che noi avevamo, perché ti guardavi intorno e c’era da fare, da lavorare, e se avevi voglia, da pianificare.
Il ventenne di oggi si trova imbrigliato nell’incapacità di decidere se studiare, stare a casa, andare all’estero o accontentarsi qui di piccoli lavoretti saltuari, che gli permetteranno di comperare si e no le sigarette.
La sensibilità dei giovani è aumentata. E’ solo un pregiudizio pensare che noi eravamo meglio. Non è vero. E’ aumentata però anche la fragilità. Perché nell’incertezza meglio cogliere l’attimo, e l’attimo non fa pensare alle conseguenze. Allora alcol, fumo, droghe : è vivere con leggerezza il momento  presente che interessa, tanto il futuro non esiste.
 Se la disoccupazione giovanile in Italia sfiora il 50%,  sono intere generazioni che rischiano il baratro.
Come uscirne: le ricette ci sarebbero, ma la politica riscalda sempre le stesse pietanze, che ai giovani in realtà piacciono anche poco.  Un esempio : se gli investimenti  in ricerca sono fermi da anni, e dall’altro le nostre  Università sfornano migliaia di bravi ricercatori, mi chiedo se esista una interconnessione tra lavoro da inventare e laureati da occupare. Se le due cose  viaggino di pari passo, o se stiamo solo perdendo tempo, denaro, cervelli.
Decidiamo quindi se è il caso di iniziare ad interfacciare le due cose, altrimenti sono chiacchiere. Lavoro non se ne creerà mai. La politica decida di spostare risorse dove il lavoro serve ad evitare poi interventi in emergenza, ad esempio nella difesa del territorio, nelle ristrutturazioni edilizie in zone sismiche, nelle unicità, che hanno reso l’italia famosa nel mondo.
Altrimenti chi può andrà via, gli altri galleggeranno in situazioni frustranti e mortificanti, il paese tutto fallirà.

Si ferma una macchina all’ingresso del varco. Esco. Mi avvicino. E’ una ragazza insieme a sua madre. Mi chiede se può fermarsi dieci minuti per riposare un po’.  Io le dico che dieci minuti va bene, è un’ora tranquilla. 3,27. Scambio con lei qualche battuta. Sta rientrando da Monaco. È diretta a Vibo. E’ laureata in ingegneria elettronica. 26 anni.  Parla tre lingue. Ha paura dell’aereo. E’ andata in Germania per un colloquio di lavoro. La hanno assunta. Il primo di settembre inizierà in una piccola industria di componenti per l’ aereonautica.

E’ bello chiacchierare con lei. Si vede che è in gamba. Però si vede anche che è triste. E’ stanca. Ma non del viaggio, tantomeno della notte. E’ la stessa mia stanchezza. Di questa Italia. 

il costo del lavoro

quando il costo del lavoro è la vita stessa, si compie la più assurda delle anomalie.

non basta il sacrificio, l'orario massacrante, il caldo, l'essere lontani dai propri affetti, ma ci vuole la perdita della vita,  per farci riflettere che  se investire  di più sulla sicurezza è indispensabile, la falla aperta dal limite della condizione umana, nel prevedere  si e no il prevedibile, escludendo l'imponderabile: è certa.

allora tutti gli addetti per la prevenzione dei rischi, le protezioni, i mezzi moderni, il controllo, che senso hanno? se tutti gli avvisi non salvano, tutti le protezioni non proteggono, tutte le manifestazioni post che inutilmente reclamano, ma nulla cambia; domattina conviene alzarci per andare a lavorare o no?

è anche la fretta nel sentirci troppo sicuri che ci fa commettere gli errori.  una fretta inutile. una fretta che non giustifica il costo di un'opera, se il prezzo  è la vita stessa.


non conoscevo il lavoratore che ha perso la vita oggi. ma è uguale a tutti noi. una persona a cui il limite della condizione umana ha chiesto giudizio.
che trovi speranza dove è adesso, sicuramente in un mondo migliore.

sentimento

In cerca di funghi  ritrovo me stesso

Il periodo estivo è caratterizzato da acquazzoni pomeridiani che permettono ai boschi  quella rigenerazione degli strati superficiali, nel produrre muffe e funghi, che rappresentano il ciclo vitale alla base della vita. Le muffe e i funghi sono infatti organismi antichissimi, essenziali per l’equilibrio dell’ecosistema.
Ecosistema. Che bella parola. L’energia del sole colpisce le chiome e  penetra nel sottobosco,  mettendo  in moto quel meccanismo perfetto della decomposizione delle sostanze organiche,  che danno vita anche al porcino.
Andare per boschi a raccogliere funghi è una passione di molti, ma io ci vado per ascoltare il respiro della natura, e per  incontrare  una persona ancora da scoprire : me stesso.
 C’è  un posto  che più di tutti mi rimanda a ricordi di tempi andati, alla fanciullezza, quando di questi periodi, prima dell’apertura della scuola, trascorrevo qualche settimana a casa dei miei zii.
L’essere spensierati è il ricordo più bello dei dodici anni. Insieme ad i miei cugini a pascolare le mucche. A prendere l’acqua alla sorgente. A cercare funghi.
Oggi nel bosco le stesse sensazioni. I sogni di quell’età, che oggi,  quasi a cinquanta, riaffiorano.
 Chissà se poi sono diventati realtà. Non tutti. Ma non importa. Sto bene. Sogno ancora adesso. Nel sogno una speranza di un futuro migliore. Piu’ giusto per tutti.  Basta guerre. Basta morire in mare, in fuga per la dignità. Una tranquillità dell’animo. Un’emozione ancora viva.
 Camminando nel silenzio, interrotto dallo sbattere di ali di colombi selvatici che si confondono col rumore della piccola cascata delle sorgenti, penso:  oramai scatolate nel cemento, perché così chiuse possono produrre quel profitto economico tanto agognato , produrranno anche  sentimento?
 Interviene il sogno, nel farlo riaffiorare; e ti rivedi coi piedi nell’acqua, e tua zia, mentre lava i panni, inginocchiata sull’argine tenendo stretto un lenzuolo a bagno, in un punto dove la corrente è meno irruenta,              a sgridarti perché  è gelata, ma tu lo stesso; ed i tuoi cugini insieme.
E’ lo scorrere del fiume e del tempo, la vita che accade, il sogno che incalza, il profumo della terra, delle foglie che si asciugano ed i vapori che esalano, di altri che cercano, e trovano: perché l’annata quest’anno è delle migliori, anche se questo caldo che ha ripreso il suo tempo non fa ben sperare, perché il fungo ama l’umidità, e le temperature elevate,  bloccando la ramificazione delle ife, ne frenano la moltiplicazione.
Ma è soltanto un rinvio. Alle piogge di ottobre tutto si rimetterà in gioco.
E’ la vita che scorre e che va, come il fiume nonostante scatolato ed il sentimento, la fantasia e la reatà, con un andirivieni di compensazioni reciproche, laddove il sogno finisce interviene il reale,  e viceversa.
Ma guai a confonderli. Guai ad imporli agli altri, col pretesto che le teorie dell'occidente siano le più giuste. Ad ognuno il proprio sogno e la  propria realtà.

Come adesso che scrivo questa pagina, ma che senza  sentimento non sarebbe mai nata.

Vedo un porcino,  ancora piccolo. Lo lascio al domani. Crescendo avrà atteso il suo sogno, ed io il mio.

Mimmo Sola
Notte di giovedì 27 agosto 2015

      

giovedì 27 agosto 2015

radio comunicazioni

W La radio (l’aradio)

Le radiocomunicazioni. Che invenzione. Poi negli ultimi 30 anni. Progressi strepitosi. Se tornasse Marconi (con la o chiusa altrimenti è quello della cantina ) si stupirebbe. Come faccio a spiegare  ai miei figli che Mak Losa, Antonello Belloni, Ezio Centi, Federico Renzetti  sono persone realmente esistite?
Con dei sentimenti, delle emozioni, dei panini con tonno e giardiniera ben confezionati da Mimmo (il grosso), che aveva anche il telefono a gettoni, con la cabina grigia, insonorizzata, dove potevi telefonare prenotandoti; con quell’entusiasmo dell’età che diventava palpabile ogni qualvolta l’olio colava sulla copertina di un  45 giri, di quella volta che Antonello ricevette una “copertinata” in faccia all’arrivo del disco tanto atteso, che Mak in regia in preascolto intuì dalle prime battute essere quello giusto, e per la grande euforia ne lanciò la copertina in faccia al conduttore…
Bei tempi. La qualità audio di un vinile era e rimane insuperabile. Anche il rituale magico di pulitura col panno elettrostatico, la puntina con lo spazzolino, l’olio del tonno che nel frattempo aveva impregnato il cartoncino ed era finito nei microsolchi, girando in cerchi quasi concentrici a seguire il verso dell’incisione, perchè quella era la vera incisione… bene aveva solo lubrificato il materiale, consentendo alla puntina di scorrere più agevolmente, ed  attutire quei piccoli fruscii fisiologici che tanto si formavano quanto più il disco era suonato. Perché il vinile è una cosa viva. Mutevole. Ad ogni passaggio una ruga in più. Come una persona. E’ più è ascoltato più diventa uno di casa. 
Poi è fedele. E’ sensibile. Se ben prodotto si colgono delle sfumature e dei colori nel suono, che sicuramente questi supporti moderni non riescono a riprodurre.
Però che bello oggi. L’altro giorno  ho aiutato Federico ed Alessandro  a  musicare un  loro brano. In poco più di due ore abbiamo arrangiato, suonato ed  “inciso”  una bozza di canzone che già oggi è in rete!, Centinaia di fans la ascoltano, grazie a sto WhatsApp, (altro che radio!) che fa da procacciatore, da divulgatore e da opinionista.  E’ vero.  Rispetto ad un’incisione al vinile è tutta un’altra storia, però mi domando: come fanno queste nuove generazioni ad avere un termine di paragone, se il vinile non l’hanno mai conosciuto? Se per loro il parametro è unico ed il loro orecchio è oramai modificato per questo tipo di ascolto, come faccio a spiegare  che per avere quello che abbiamo oggi si è per forza dovuto rinunciare a qualcosa, in questo caso alla qualità audio?  Per loro è così!  E’ il loro tempo! Va benissimo così! Se conosci solo una strada, fai solo quella! Ma noi della generazione del vinile e delle trasmissioni nelle radio libere abbiamo la fortuna di poter  fare il paragone.  L’esperienza è da tramandare, avendo però la capacità di capire dove siamo e dove stiamo andando. Altrimenti non capiremo mai queste nuove generazioni.
Certo è che adesso un giovane con lo smartphone telefona o messaggia mentre mangia, e a pranzo è una cattiva abitudine, ma avete provato a mettere a tavola la cabina di Mimmo il grosso, e stare “connessi” con quella? Facendo una forzatura, due  persone  magre (nella cabina di Mimmo il grosso-!-) col piatto in mano ci stanno, e,  se pur insonorizzata,  mancando il viva voce… non è fattibile.
Il problema  si pone quando lo smartphone  cade nel piatto della minestra. Oltre allo “scuppolone” di tua madre, devi sorbirti gli insulti di tuo padre, che,  diversamente giovane,   ti aveva già detto che  Federico ed Alessandro  li avresti ascoltati prima o poi  all’aradio.

  

mercoledì 26 agosto 2015

sol-leone (in fadiesis)

non toccare la. (in tono maggiore perchè se aumenta il tono so c. amari)

Scrivere di cosa-, ecco a chi piace scrivere- in realtà non esistono argomenti privilegiati – se non le proprie passioni,  che potrebbero essere trasferite su foglio, ma poi diventa un discorso personalistico o solo per gli appassionati allora scrivere comunque, ma di  idee vaganti che diventano pensieri più o meno importanti nel mentre tutto è fluido…come adesso che mi passa per la testa di raccontare la  storia di quel tale che era talmente paziente che a forza di aspettare…  poi è morto.
Quindi c’è un limite, se si vuole vivere. L’equilibrio, la volontà, la pazienza: la giusta misura delle cose rimanda alla saggezza, termine poco avvezzo al potere, o meglio l’essere saggio non paga, in un mondo dove si vive al secondo, e dove la lungimiranza è un pericolo.
Edulcorare la realtà è uno stratagemma del nostro cervello per autoconvincerci che vivendo nel cogliere l’attimo ci sia un appagamento, ma non può e non deve avvenire a tutti i costi,  perchè  tanto non sposta nulla; (della serie : chi prima non pensa, all’ultimo sospira)  perché nel cogliere l’attimo non si ha il tempo di riflettere  – fa notte, fa giorno; ed arriva un altro 27. Ottimo.
Gli stessi meccanismi che ci inducono a vivere al secondo sono sponsorizzati da chi è abituato a riflettere troppo. Anche riflettere troppo provoca  danni.  Specialmente a coloro che sono senza occupazione.  Ad esempio in Italia riflettono troppo i tribunali nell’emettere le sentenze , i politici nel fare quelle poche leggi che abbiano un senso e siano efficaci e abolire quella  miriade di norme spesso contradditorie fatte per far riflettere bene gli stessi  tribunali prima di emettere le sentenze, mentre la politica e la magistratura litigano par capire chi comanda di più, (in realtà è una mossa per far arrivare prima il  famoso 27);  i sindacati a riflettere  se è il caso che Marchionne venga proclamato beato, l’Europa a riflettere se in Africa convenga o meno bloccare il virus Ebola, ecc.ecc.
Riflettono troppo perché hanno troppa pazienza, (fa notte- fa giorno, arriva un altro 27), solo che a morire è il senso stesso della civiltà e della dignità umana, di tutti gli altri che fa notte e fa giorno ma lo stipendio non c’è.
Quella sensazione di nullità, che ognuno di noi ha provato di fronte ad un’evidente perdita di tempo, nel cercare di risolvere un problema inesistente,  creato ad hoc per favorire determinati meccanismi balordi, bene: quello è morte della civiltà. (EMBLEMATICO IL CASO AMIANTO EX PASTIFICIO D’ALESSANDRO)
Adesso mi sposto, anche perché stare troppo vicino all’amianto fa male.
Mi domando se leggere  condizioni i miei pensieri a tal punto da annullare il mio io, prevalendo le opinioni di colui che dice, o anche  tace, nelle pagine avvolgenti di un saggio di filosofia, interessante come la bagna cauda nei giorni di solleone.
Anche perché i filosofi argomentano tenendo conto del proprio io, ma l’io del mondo è talmente variegato che a latitudini diverse le opinioni convergono non per la bontà dell’idea, ma per la convenienza del momento, spesso anche per la fame.
Come venirne a capo : se un essere umano fosse lasciato libero, senza condizionamenti, senza falsi bisogni, senza illusioni, senza paradigmi, riuscirebbe a vivere?
Ci sarebbe una volontà ad andare avanti?  Ci sarebbe una possibilità di raziocinio? Ci sarebbe uguaglianza? La filosofia è bella se tutti fossimo allo stesso livello, ma così combinati è più affascinante la guerra.

E’ possibile un mondo migliore, io ci credo; ma purtroppo la bagna cauda non mi piace, figuriamoci col solleone!!! 

lunedì 24 agosto 2015

bocconotti con lenticchie

 Un territorio bisogna che si identifichi. Nome, cognome , indirizzo. Nome Mormanno, cognome Parco del Pollino, indirizzo : non specificato. No- perché bisogna capire- : ma di che morte, morire? (bello- sarà il titolo della prossima mia canzone) In un parco e in un paese dove l’amianto fa bella mostra di se dagli ani ’70, in un parco e in un paese dove insistono fogne a cielo aperto di cui si parla di imminente soluzione dal 1992 (lo so perché ho avuto una parentesi di consigliere di minoranza) , vogliamo svegliarci? Vogliamo capire davvero quali sono le opere da fare o non fare che possono dare una speranza di futuro ai giovani? O vivere ancora di fantasie? Vogliamo dare un consiglio alla politica sulle cose importanti da fare? Ci sono sempre più cose buone da fare rispetto alle persone disposte a farle. E’ l ’indirizzo che identifica un territorio. Ma l’indirizzo deve essere certo E LA STRADA PERCORRIBILE. Del resto anche le poste in assenza di indirizzo non consegnano. In questi periodi di relax, si discute spesso con gli amici di quale possa essere il prodotto che più di ogni altro possa identificare Mormanno. Per il momento è l’amianto dell’ex pastificio (ho avuto una soffiata : per le prossime elezioni il problema verrà risolto.) Certamente, e chi gira lo sa, il prodotto piu’ conosciuto ed apprezzato è il bocconotto. Oggi a pranzo mio cognato, persona esperta nel settore della ristorazione e del turismo, faceva un’analisi puntuale del motivo per cui non si riesce a decollare, ed ogni tentativo si perde nel vuoto. Partendo da un ragionamento oggettivo e paragonando due nostri prodotti tipici, il bocconotto e la lenticchia, è evidente che il bocconotto risulti essere vincente, in primis perché elude il motozappa, le intemperie, le fitopatologie, i cinghiali, ecc. ma a parte questo perché tutto il territorio di Mormanno, coltivato a lenticchie, riuscirebbe a soddisfare il fabbisogno di due- tre ristoranti importanti in Italia. E’ vero. Il prodotto è eccezionale. Oggi ne abbiamo mangiato tre ciascuno. E si, non c’è ne e abbiamo dovuto razionarle. La lenticchia deve e può servire soltanto per un’ attrattiva locale, da consumarsi in un ristorante tipico, che ne esalti la bontà; ma non si può pensare di fare produzioni per la commercializzazione fuori, che sono il vero volano per un’ economia che possa interessare più persone. Io ritengo che tutta questa enfasi attorno alla lenticchia di Mormanno, con investimento di risorse economiche e di tempo, non potrà ottenere nessun risultato numerico. Sarà servita per fare qualche progetto, ma il fine ultimo non potrà essere raggiunto. Non potranno mai esserci produzioni tali da soddisfare le richieste. Con un doppio danno. Aver perso tempo e soldi all’inizio, aver perso credibilità dopo. Investire tempo e risorse per far conoscere ancora di più il bocconotto e potenziare i circuiti di marketing e vendita potrà far crescere posti di lavoro. E’ il bocconotto che dovrà identificarci in tutto il mondo. In passato, quando il tentativo si stava perfezionando, mancò il prodotto, ma rispetto alla lenticchia il bocconotto lo produci in tre ore. Qual è allora il passaggio importante? Concertare. Fare un buon piano. Trovare le persone giuste. Alla festa del bocconotto di Mormanno, quest’anno il prodotto è stato messo in un forno di un paese vicino. (!) Alla festa del bocconotto di Mormanno quest’anno ha partecipato solo una delle tante pasticcerie e/o forni che lo sanno fare bene. (!) Se questo è il risultato di anni di lavoro dopo aver investito tempo e denaro, c’è qualcosa che non funziona bene. Ci crediamo? –SI- Il prodotto c’è? –SI- Il mercato c’è? –SI- Un progetto di medio e lungo termine c’è? –NON CREDO- Il medio e lungo termine diventa economia tra un secondo se si agisce bene per tempo, privilegiando le buone idee che portano profitti ad una molteplicità di operatori. In mancanza di ciò ho detto a Giulia di provare una mia ricetta, bocconotti con lenticchie.

domenica 23 agosto 2015

4 AMICI NEURONI (QUEI 4 NEURONI)

QUEI QUATTRO NEURONI.


SI RIAPRE  il dibattito, a dire il vero mai chiuso, sull’opportunità di legalizzare la cannabis. Dopo la proposta di alcuni parlamentari, le opinioni di piu’ o meno illustri professori, dottori, personaggi pubblici  o/e gente comune si perdono nella discussione che se è giusto legalizzare la cannabis, sarebbe giusto legalizzare anche altri reati… -ma ci rendiamo conto di quello che è l’argomento, o siamo tutti già “drogati”?
Io penso che ognuno sia libero, finchè  non lede un’altra persona, di fare ciò che ritiene più opportuno, affinchè stia meglio con se stesso e con il mondo.  
Se questo significa che io, nella mia libertà, mi sento meglio con un braccio anziché due, vado in cantina, prendo l’ascia, e me lo taglio. (il braccio) –poi ognuno si tagli quello che vuole-
Che cosa centra legalizzare gli omicidi o le rapine o altri reati?
Chi usa farsi lo spinello, è convinto nella sua libertà di fare una cosa buona per se stesso? Continui a farsi lo spinello, l’importante è che non commetta sciocchezze dopo, visto che, ogni sostanza che altera il normale equilibrio neuro-psico-fisico, puo’ provocare, in soggetti predisposti, reazioni diverse. Il reato, quindi, non scatta se mi faccio la canna, ma se dopo la canna, alterato, mi metto alla guida e provoco un incidente.
Quindi una persona che si chiude in casa e vuole ubriacarsi o farsi una canna, lo faccia pure, l’importante è che prima di mettersi alla guida di una macchina, o di svolgere qualsiasi attività che richieda attenzione, sia completamente sobrio.
Nella mia convinzione che OGNI SOSTANZA  CHE AGISCE COL CERVELLO BENE NON FACCIA  penso sia meglio conservare e far ben funzionare  quei quattro neuroni che ho,  quindi a me non piace farmi le canne;  ma conosco migliaia di persone convinte che  neuroni ne hanno fin troppi, -quindi anche se ne bruciano un pò non importa- che si fanno le canne e  non creano fastidi a nessuno.
Forse  solo al pregiudizio di troppi che pensano che per combattere il mal di testa sia più opportuno prendere l’aulin, perché fa meno male che tagliarsela.


MIMMO SOLA 

sabato 22 agosto 2015

realtà percepita


La percezione della realtà: i social  e  il pregiudizio
Il mondo cambia, i pregiudizi restano anzi, si moltiplicano. La velocità nel valutare oggi una persona o un fatto, nell’esprimere un giudizio (pre) è data dal numero di “mi piace”, fratto la velocità di penetrazione nei social, addizionato alla persuasione dei media assoggettati al potere,  moltiplicato il fattore di “percezione della realtà”: questo crea opinione. Spiego . Oggi per avere consenso non è indispensabile la qualità, ma anche la mediocrità,  la  bugia,  grazie al potere  dei media, avrà un suo seguito. Basta essere dei buoni comunicatori. E qui si gioca la partita del mediocre,  anzi del furbo mediocre,  falso,  ladro, che oggi col martellamento sui social ha raggiunto l’apoteosi.
Il furbo mediocre di oggi, una categoria in crescita negli ultimi 50 anni, figlio del “cretino specializzato”, sdoganato dal  Flaiano ; gioca sulla convinzione che in una società dove l’apparenza la fa da padrona riuscirà con un’idea che a volte diventa legge, a volte ribellione (anch’essa  mediocre,) ad avere successo.
Basta che il mediocre ogni tanto sfoggi una parola in una lingua sua,  (che l’interlocutore crede straniera) che penetrando l’ignoranza altrui,  raggiunge il proprio scopo.  Lo scopo del furbo mediocre è quello di farsi soltanto i fatti suoi. Costi quel che costi. Il bene comune, i soldi pubblici, le disgrazie altrui: sotto una parvenza di efficienza e disponibilità, te la mette in quel posto. Esempio di notizie mediocri per creare seguito :
  1-“Abbiamo raddoppiato gli iscritti rispetto allo scorso anno.”
  2-“Abbiamo invertito la tendenza: quest’anno ci sarà crescita…”
  3-“in Italia ci sono troppi avvocati” (!?)
L’interlocutore, ascoltando ciò , dirà : “ ah- però!”   - Analizziamo  un attimo le notizie:-
Se non associate a dei numeri, queste sono “non notizie”. Sono parole. Qui si apre un altro tema sulla differenza tra parole e notizie. Ne parleremo in un altro capitolo. (Le parole fanno il pregiudizio, i numeri il giudizio, le notizie confusione .) In questo mondo veloce, dove è importante il contenitore più che i contenuti, anche le non notizie avranno comunque un effetto, anche senza numeri! Spiego meglio. Rispetto alla prima notizia. Se l’anno scorso ero iscritto solo io, quest’anno saremo in due (?), ma se questo “dettaglio” numerico non lo associo alla notizia, la stessa avrà  una valenza  a piacere e comunque un seguito. II numero delinea il giudizio. Uno o due siamo comunque in pochi.  ((Il vago desta interesse quanto il certo proclama giudizio, il vago conviene al potere quando il certo non porta profitto (legge di mak losa)).
La presa per i fondelli dipenderà allora:
1-      Dalla simpatia e capacità del mediocre che parla
2-      Dall’ignoranza dell’interlocutore che ascolta
3-      Dal bisogno che l’interlocutore ha in quel momento nel farsi credere ignorante,  (fesso mediocre) che poi è una sottocategoria di cui al punto due.
4-      Dalla volontà o meno di approfondimento da parte dell’interlocutore e/o fesso mediocre.


 E’ il punto tre, come avrete ben inteso, che fa la differenza. Adesso che hai letto tutto questo, ti faccio una domanda: che cosa hai capito? - NULLA !!! Perché io sono un “fesso mediocre”, che comprende  perché i carabinieri se la prendono con un ragazzo – uno di animo nobile-  giudicato un poco di buono (pregiudizio) perchè ogni tanto si fa uno spinello con gli amici (vizio di merda dannoso alla salute che hanno milioni di persone nel mondo  e centinaia nel mio paese, ma non illegale)  si fa i codini e fa buona comunicazione;   ma vorrebbe si chiarisse il perchè  in Italia non vanno a prendere gli importatori di droghe pesanti e i delinquenti, conosciuti;  che si arricchiscono con lo spaccio. Grazie.   
(ma non abbiamo le prove : - ah, ho capito.)           

venerdì 21 agosto 2015

anche i boss muoiono per caso

se muore una persona qualunque, ci sarà un funerale qualunque. se muore un boss, ci sarà un funerale da boss. è evidente. ma è boss  anche ante, durante  e lo sarà post mortem.
allora non capisco questo clamore. se uno è boss in vita, perchè non al suo funerale? o siamo tutti invidiosi perchè non ci possiamo permettere l'elicottero che lascia cadere i petali di rose sulle teste dei partecipanti al corteo, sui cavalli, sulle donne piangenti...
a ognuno la sua scenografia. a ognuno la sua libertà. uno che ha fatto lavorare tante persone quando era in vita, anche al suo funerale dispenserà lavoro. al pilota dell'elicottero, al benzinaro che ci ha fatto il pieno, al fioraio, al negozio che vende il mangime per i cavalli, ecc.ecc...
e poi, mi chiedo: se all'ultima confessione il boss si è pentito parlandone solo col prete che lo ha confessato, noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto! se è stato assolto dai suoi peccati noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto!

ma la domanda è: è poi vero che era un boss?

forse ho capito: è dal tipo di funerale che parte l'indagine per stabilire, in  base alle coreografie, in quale categoria di appartenenza collocare il defunto che in quanto defunto non potrà neanche obiettare.
allora se il trapassato in quel preciso istante, sfruttando un permesso premio per buona condotta, potesse tornare indietro, si costituirebbe svelando tutti i retroscena che lo hanno fatto diventare boss post mortem? vabbè qua apriamo un precedente che in giurisprudenza verrà discusso e risolto fra una settantina di anni e allora conviene che il morto ritorni a fare il morto e il permesso premio lo sfrutti quando la cassazione si sarà espressa sull'opportunità di certificare la bossitudine in vita o solo post mortem.
 
a proposito aldo, tu sei andato al funerale?

si dispensa dalle visite, anche quelle di stato.

giovedì 20 agosto 2015

realtà aumentata, intelligenza diminuita.

dove stiamo andando, quindi dove ci stanno portando, tutte queste evoluzioni (involuttive) che ci semplificano la vita, ma che ci stanno addormentando il cervello? leggevo ieri una notizia, di cui non ho verificato l'attendibilità, secondo la quale alcuni scienziati sono riusciti a sviluppare un cervello umano... il cervello non è uguale agli altri organi, racchiudendo in se la capacità di dare risposte alle migliaia di domande che ogni giorno il tempo ci affida, e, nel suo mistero di funzionamento, viene influenzato da fattori genetici ed ambientali, che in ogni miliardesimo di secondo si interfacciano con esso (in realtà sono  quasi un tutt'uno la fisica quantistica un giorno ci spiegherà) ai quali deve dare una risposta. certa. è la risposta che ci rende diversi. allora mi chiedo: se anatomicamente e fisiologicamente i cervelli sono tutti uguali, perchè le risposte di ognuno sono diverse?  quella che è chiamata intelligenza sensibile,  fa la differenza.
gli studi dicono che il nostro cervello nella normalità viene utilizzato al minimo, una percentuale prossima al 7-8% . il genio lo utilizza un po di piu.  quello della lampada se l'è bruciato perchè mio nipote, non sapendolo, l'ha riempita con acqua bollente, poi c'è quello che se l'è fumato, e producendo diossina paga la multa alla comunità europea,  che a sua volta non sa dove mettere i migranti perchè sono troppi, perchè i preservativi venduti agli africani erano scaduti da un pezzo e adesso che non possono bere il petrolio perchè lo hanno scambiato con le calibro 9 e la canna è troppo piccola (in cl), tagliano le teste per verificare se l'esperimento di cui sopra è riproducibile, partendo da materiale autoctono, nell'intento di risolvere i loro problemi di cefalea da intenzione.
lo so, vi starete chiedendo se anche il mio di cervello è più o meno sano, a dire il vero me lo chiedo anch'io, da quando avevo tre anni, e iniziavo a non capire i comportamenti umani.
ma torniamo a dove stiamo andando. c'è un'arma segreta capace di paralizzare, per un tempo definito, milioni di persone in un attimo. sfruttando le onde elettromagnetiche e potenziando le reti di interconnessione in tutto il mondo, attraverso i satelliti, la stanno perfezionando. è un arma invisibile, non fa rumore, ancora provoca qualche effetto collaterale se non viene ben tarata ( vedi canneto di caronia in sicilia) ma servirà, nel momento in cui si decideranno, a risolvere i problemi della razza umana. c'è un progetto globale. adesso vi spiego come funziona. i paesi più potenti della terra hanno fatto l'accordo con i tagliatori di teste. nel momento in cui saranno pronti, useranno l'arma. paralizzeranno a settori le persone nel mondo. i tagliatori di teste faranno il loro lavoro. gli scienziati col nuovo cervello pronti a sostituirlo nelle teste mozzate.
sono richieste qualifiche in taglio e cucito, per il riposizionamento a regola d'arte delle teste col cervello nuovo sul corpo del richiedente, che siccome nel frattempo non ha firmato la liberatoria, perchè in quel momento era fuori di testa, il tutto verrà affidato all'arbitrato internazionale.

grazie e scusate se oggi sono così.


mercoledì 19 agosto 2015

CHI MI CAPISCE MI SEGUISCE, CHI NO MI SEGUA, SEGUE OD INSEGUA.

Parlare, arte leggera. scrivere anche. se sai parlare sai scrivere ma io non so scrivere parlando. allora meglio star zitti. ma tutti, zitti zitti, si fanno gli affari loro. allora parlare significa farsi gli affari degli altri? se parli sai, no se ascolti sai, se parli fai sapere e se scrivi sai e fai sapere e leggendo si impara, no-  quello era sbagliando... vabbè inizio da qui.
buongiorno o buonasera dipende quando pubblico. il blog mi da un fuso orario diverso ed io devo fare i conti per traslarlo all'ora italiana. per mandarlo in automatico. troppo complicato. la matematica non è il mio forte. del resto durante gli anni del liceo sono stato sempre rimandato a settembre. in matematica. allora cosa vai a fare al liceo scientifico se la matematica non ti piace? non che non mi piaccia, non mi applico. ho poca memoria. ma sul giudizio della licenza media hanno scritto si consiglia la frequenza di istituti scientifici. infatti all'esame di maturità al liceo scientifico ho fatto il miglior tema di italiano. però, in verità, io sono andato al liceo scientifico perchè la mattina mi svegliavo alle otto. perchè il liceo, in linea d'aria, era cento metri da casa mia. ma io andavo comunque con la vespa 50. cosi'. perchè la gioventù è così, ti dicono una cosa, tu la fai, ma per una tua passione o interesse, non perchè i grandi te lo hanno consigliato, anche se  fai finta di aver  ascoltato... il problema è che quando ti rendi conto che alcune scelte sbagliate ti hanno pregiudicato il futuro, ci sei già dentro, (al futuro che  in quel momento è presente) e allora non sai come risolvere il problema.  stai zitto zitto e ti fai gli affari tuoi.
tanto oramai la matematica serve a poco. anzi serve a quei pochi che dovranno programmare le macchine che faranno tutto quello che gli uomini non vorranno più fare.
ma non serve neanche l'italiano. a parte che le macchine parleranno in inglese con accento indiano-cinese poco americano, in Italia se continua così, nascita zero e africani  a milioni, parleremo una lingua nuova, anzi, qualcuno la sta già parlando, peccato però: si è iscritto al liceo scientifico.

STRUMENTI E CONTENUTI

 circa 40 anni fa, con 3 amici, iniziavamo a suonare qualche strumento musicale, o meglio qualcosa che potesse in qualche modo produrre un suono od un rumore, tipo i fustini conici del detersivo, un organetto mezzo rotto, una chitarra con tre corde... però' c'era la passione, e pian piano abbiamo iniziato a riempire i pomeriggi componendo qualche canzone, preparandoci per una serata musicale, provando e riprovando strofette mezze stonate con strumenti improvvisati...il nostro sogno era quello di possedere almeno un  registratore, di modo che i nostri "componimenti" potessero arrivare tramite una cassetta audio ad un qualche produttore che, ascoltandoci, avrebbe fatto di noi un gruppo da tv... sognavamo ad occhi aperti. quando mio padre mi comprò la batteria giocattolo e la "pianola" farfisa,e i genitori dei miei amici musici comprarono due chitarre vere, con sei corde, a una  in realtà ne bastavano quattro e quando, dulcis in fundo,  una mia zia mi regalò un piccolo registratore blu, marca hinno-hit;  bene  :  - l'avventura iniziava.
c'erano dei giornali tipo "il monello" che ogni tanto facevano pubblicità di organizzazioni che a Roma si occupavano di musica e se qualcuno voleva farsi conoscere, bastava inviare una cassetta audio, ed il gioco era fatto! molto entusiasti, cercammo di registrare qualcosa (-figuriamoci-) la qualità era pessima, ma comunque noi inviammo la registrazione ad uno di questi indirizzi che ne facevano richiesta. i giorni passavano, e non avendo risposta, decidemmo di telefonare per capire se la cassetta fosse mai arrivata a destinazione. dopo molti tentativi (per poter parlare con qualcuno all'epoca si doveva andare al telefono pubblico) riuscimmo ad avere la risposta che già conoscevamo: la cassetta non era mai arrivata. forti comunque (secondo noi) della bontà del prodotto, decidemmo di registrarne un'altra e spedirla di nuovo. così facemmo. dopo circa due mesi ricevemmo una comunicazione, se potevamo recarci a Roma per registrare il brano in modo degno, per un eventuale uso professionale. c'erano anche le tariffe dello studio. facemmo un po di conti. viaggio, pernottamento per essere al mattino in studio, varie ed eventuali: tornammo ai fustini. delusi. ma consapevoli che senza soldi e senza strumenti non si fa niente. continuammo a suonare e a fare serate.
oggi mio figlio ha la stessa mia passione. ha formato un gruppo. hanno litigato. scrive canzoni. ha un programma al pc per registrare. una scheda audio per fare un buon prodotto. internet per far conoscere i brani in tutto il mondo. un padre che gli da qualche consiglio.
si ma oggi per cantare devi fare i talent. facciamo un po di conti: viaggi, pernottamenti, varie ed eventuali :  si torna ai fustini.

lunedì 17 agosto 2015

lavoro : continuazione

non accetto la differenza enorme di trattamento economico tra lavoro di pari dignità ed equiparazione, solo perchè cambia il soggetto datore. non è giusto. non è equo.
non accetto questa forbice così ampia. il lavoro, che dovrebbe innanzitutto essere produttivo di beni e/o servizi realmente utili, deve far sentire l'uomo uguale all'altro, nel consentirne l'espressione, nella realizzazione della propria opera; che serva a qualcuno o a qualcosa.
il trattamento economico  troppo diverso significa che la persona non è considerata di pari dignità nei confronti dello stesso tipo di lavoro, e troppe occupazioni  utili per il benessere dell'intera collettività, vengono considerate umilianti, di seconda o terza fascia, quando in realtà sono indispensabili e importantissime. chi ha deciso e continua a decidere che un operatore ecologico debba avere uno stipendio di un quinto rispetto ad un dirigente, di un decimo rispetto ad un magistrato, quando è colui che impedisce che i rifiuti ci sommergano? chi decide questo? non lavora forse 10 ore al giorno, per svolgere un compito importante, al pari di quello del dirigente o del magistrato, con la differenza che il suo tempo impiagato a svolgere un'utilissima mansione viene retribuito troppo poco? lo stesso dicasi per gli operatori in agricoltura, degli  operai in genere, della manodopera, con salari troppo bassi rispetto al rischio e al lavoro che svolgono...  c'è l'esigenza di riconsiderare tutto questo.
 solo elevando gli stipendi più bassi (almeno del 100%) si darà dignità a quelle persone che si adoperano in lavori si umili, ma non per questo meno importanti di altri. i soldi guadagnati in più darebbero una speranza di un futuro diverso, ed immessi nel circuito dei consumi risolverebbero il problema della crescita economica. e le risorse ci sono. basta saperle indirizzare.
un esempio: un lavoro manutentivo autostradale, di pari rischio e/o mansione, fa si, con le norme attuali, che un operaio dall'anas guadagni mediamente 2.500 euro mensili, (meritatissimi) ed un operaio di una ditta diversa, privata, solo 1.000.  se questi mille si potessero avvicinare ai 2.500, liberando il costo del lavoro da tutte le zavorre inutili, (su questo apriremo una discussione a parte) così che anche l'impresa non a partecipazione statale possa avere un suo tornaconto, credo che tutta l'economia ne gioverebbe, oltre al giovamento di quell'operaio, padre di famiglia, costretto  oggi a chiedere i soldi in prestito quando arrivano le bollette. (lo so perchè oggi quell'operaio sono io). e poi è normale che un' impresa a partecipazione statale, se eventualmente i conti non tornano, si possa risanare con l'aumento delle tasse, distribuite (per legge) anche a quell'operaio che non può pagare le bollette, ex dipendente della ditta che ha dovuto chiudere perchè nessuna banca l'ha sostenuta in un momento di difficoltà, banca invece che ha elargito somme per l'impresa partecipata dello stato che quando i conti non tornano chiede i soldi allo stesso stato che ne è socio e paga a discapito dell'azienda privata che è costretta a chiudere (si, ma la concorrenza, il mercato, altre entità metafisiche)................ inizio a perdermi. c'è qualcosa che non capisco. o meglio la capisco bene ma non ne posso parlare in questa occasione perchè la pagina diventa lunga ed il lettore si annoia.
alla prossima.
grazie

lavoro

poi c'è ancora il lavoro sottopagato, che guarda caso è quel lavoro  utile ma che nessuno vuole fare, quello che permette ai 90 che fanno il lavoro che non c'è di comprare le arance o le pesche a 0,50 centesimi di euro al kg, e di lamentarsi che sono care,  quello che permette ai 90 di tenere un vecchietto/a  in casa con la badante in nero a 600 euro al mese, vecchio/a che tra accompagnamento vero o presunto, pensione ecc. rende 2000 euro al mese, per forza se lo tiene a casa!!! ma se la badante chiede l'aumento è considerata una ladra...
per un periodo ho consegnato gli ausili sanitari per incontinenti. bene, in più del 50% dei casi non servivano. in un 20% erano insufficienti. mi sforzavo, ove autorizzato dall'utente, di fare una compensazione. sapete di quale costo mensile ad utente si fa carico la collettività? ed ove non serve? perchè non finanziamo i servizi essenziali eliminando tutti questi sprechi? sono sempre i 90 che fanno il lavoro che non c'è che trovano il modo di inventarsi una cosa che non c'è per rubare soldi che non ce n'è...
maledizione essere umano! che grandi uomini che siamo! inventiamo lavori che non servono per rubare soldi che non ci sono e per vantarci poi di quello che siamo stati in grado di fare! ma possibile che non ci si renda conto delle cose che servono a questa Italia? e se tutti facessimo le cose che servono davvero senza rubare anzichè fare cose inutili rubando davvero non saremmo il primo paese al mondo per reddito pro capite?
io sono convinto che basterebbe sfruttare solo le bellezze che abbiamo per vivere di rendita.
chissà se qualcuno di chi comanda se ne accorge. e che sappia comandare. (?)

domenica 16 agosto 2015

il mio amico matematico mi suggerisce di fare un blog. lo invito, per darmi una mano. peccato che è già partito. pensavo si trattenesse almeno per la festività di San Rocco. invece il lavoro lo chiama. oggi è in ufficio. lavoro, ufficio, traffico, impegno, routine.
che grande invenzione, il lavoro. poi in Italia  ancora di più. qua c'è il lavoro che non c'è,
il lavoro lavorato, il lavoro presunto, il lavoro nero,il lavoro che dove ne bastano dieci ne assumiamo cento,il lavoro che non serve ma lo si fa tanto per, il lavoro che servirebbe fare ma è troppo pesante farlo allora chiamiamo gli extracomunitari che quando servono per fare un lavoro di merda sono
eccezionali, quando vengono perchè scappano dal loro paese in guerra li dovremmo respingere.. poveri noi. poveri uomini eternamente convinti della vita eterna. poveri opportunisti. furbi. autolesionisti. adesso ci accorgiamo che è stato tutto inutile. le cose facili avute facili se ne vanno.
in un modo o nell'altro. vedo l'insoddisfazione in coloro che dovrebbero essere soddisfatti. del resto hanno fatto una scelta. stare laddove non serve stare, ma ci stanno per lavorare. sono quei novanta in più rispetto ai dieci che servivano. quei novanta che non sanno raccontare ai propri figli di che cosa si occupano. quei novanta che discutono sempre ma che non prendono nessuna iniziativa. quei novanta in più che giudicano un giovane perchè oramai a trent'anni senza lavoro se la prende col mondo.
sono gli stessi che hanno contribuito affinchè quel giovane, figlio loro, sia privo di quelle risorse che loro stessi hanno sprecato affannandosi, due generazioni fa, a barattare il futuro dei propri figli per un lavoro presunto, quindi che non c'è, con la convinzione che rubando avessero fatto cosa gradita ai posteri, qualora il mondo non se ne fosse accorto.
l'accorgersi non è quando ti vedo che rubi un salario e non produci nulla, ma quando ti ostini a dire che sono quelli come te che mandano avanti il mondo.
emblematico. ti piace scrivere. scrivi. ma perchè pubblicare quello che scrivi, non lo puoi leggere da solo, quando vai al gabinetto, atto grande, ecco -  nella terra dei cachi tutti diventiamo scrittori, poeti, naviganti (l'avevano detto già)- gli stessi naviganti che si scandalizzano alla vista di un barcone proveniente da madre Africa, terrorizzati dal diverso che il Cristo in cui fanno finta di credere dice uguale a te, ma che poi in pratica .: - guai a chi tocca il mio spazio!!!-... come se questo spazio per forza di cose non possa essere condiviso -no- è solo mio, intoccabile privilegio di un lascito dei miei avi, quegli avi provenienti dalla Grecia, ma la Grecia Magna, anzi magnava, oggi è al digiuno, per quella ipocrisia umana che ci differenzia dagli altri membri del regno animale, in peggio,   ipocrisia che dice che la crescita è ancora possibile con lo stesso paradigma ciclico consumi-spreco-monnezza-inceneritori-delinquenza-riciclaggio-investimento

vuoi dire o scrivere quello che pensi? fallo- c'è di bello che puoi farlo - ancora- non c'è censura-!-
mi pongo spesso una domanda : in una infinità di contenuti, temi, argomenti dove ognuno dice quello che vuole e quello che pensa, tutto e/o il contrario di tutto, un giovane di 14-15 anni, in questa selva di informazioni vere-false-ipocrite che cosa riuscirà a carpire di buono per una sua crescita equilibrata a livello intellettivo, e come riuscirà ad esprimere un giudizio se la realtà assume contorni indefiniti, seconda gli interessi di chi comanda in quel momento?

come se ne esce? scrivi. nella terra dei cachi anche chi fa le leggi non legge, e in un paese che fa troppe leggi è solo perchè il bianco diventi nero e viceversa. ma attenzione.  noto un cambio di passo dei giovanissimi. se ne fottono di tutto. la verità sarà affidata ad un algoritmo di google.