producer - giusto poco poco
autunno
lunedì 31 agosto 2015
la terra dei cachi: finalmente il finale
la terra dei cachi: finalmente il finale: L’ULTIMA NOTTE (ti aspetto al varco : ma arriva tardi, alla fine; altrimenti capiresti poco) La giornata trascorsa è passata. Ovvio. ...
finalmente il finale
L’ULTIMA NOTTE (ti
aspetto al varco : ma arriva tardi, alla fine; altrimenti capiresti poco)
La giornata trascorsa è passata. Ovvio. Invertendo: la giornata passata è trascorsa
se però aggiungo come, entro nel dettaglio. A dire il vero e pensare il
falso entrare nel dettaglio potrebbe anche
significare andare a fare la spesa ma io vorrei entrare in un letto.
Anche a castello andrebbe bene.
Ma il letto al
castello bisogna passare per dove erano le poste prima del terremoto arrivando su dopo, perché durante si potrebbe cadere e a seconda da quale torre del castello cadi ti fai più o meno male, meno male che adesso sto al varco così resto in piedi ma
dopo mi siedo lo stesso su una sedia che porto da casa di mia sorella che qui
quella in dotazione (non mia sorella ma la sedia) è di quando facevo la seconda
elementare, ed essendo cresciuto un po’
ma nella media non ci sto, specialmente con la testa; che ho dormito si e no
dieci ore in cinque giorni compresi di
notti.
Perché la vita scorre, e far diventare la quotidianità più
leggera è già un risultato.
Ma come si fa ad alleggerire il fardello del quotidiano che ogni giorno ci portiamo appresso anzi appesantiamo tante volte con quello del quotidiano del giorno successivo? : è molto semplice.
Ma come si fa ad alleggerire il fardello del quotidiano che ogni giorno ci portiamo appresso anzi appesantiamo tante volte con quello del quotidiano del giorno successivo? : è molto semplice.
Comprati un
settimanale. Anche un mensile. Un libro. Inizia a leggere. Entra in quello che
leggi, che entrare leggendo fa bene ma attento: se non vedi dove metti i piedi inciampando puoi cadere nel banale.
Estraneati quindi dal
quotidiano ed entra nel mensile. Io l’ho fatto. E’ basso ma onesto.
E ti accorgi che la vita scorre lo stesso, anche senza di te, a volte anche senza il mensile.
Se poi hai voglia di
tornare indietro dai il mensile all’edicolante che lui ti da i soldi ma tiene
lo scontrino e se non ha il resto, mancia; che mangiare stasera neanche ho
mangiato perché in spiaggia c’era del pane che doveva finire, che Giulia aveva
preparato dalle prime luci dell’Alba che doveva venire con noi, ma la madre non
l’ha mandata da sola, che eravamo già in sette.
Ispirato da
Alessandro Bergonzoni, amico di Emilia,
che oggi abbiamo trascorso una giornata insieme, ma lui era assente.
domenica 30 agosto 2015
(ti) Castro-caro
LA FINE
Sabato sera. Disteso sul divano. Circa le 21,30. Con gli
occhi chiusi per riposare un poco. Alle 23,50 devo raggiungere il varco per il
turno di lavoro. Giulia in cucina a sistemare suppellettili varie. La
televisione è accesa. Canzoni. Castrocaro. Con una coda d’orecchio ascolto. Mi
vengono i brividi. Per come cantano.
Mai come adesso il
concorso diventa onomatopeico. ( TI ) Castro,
caro. Un’offesa per chi ascolta. Qualcuno si salva, ma per lo più tutti
stonati. Voci insignificanti. E’ una sofferenza. Un giurato politicamente
corretto, con eleganti giri di parole, manda a cagare qualcuno. Mi sembra giusto. Io insieme a lui, ma in silenzio. Altri più
indulgenti solo a fare pipì.
Siamo all’apoteosi del nonsenso. Un concorso canoro importante,
dove i finalisti non sanno cantare. Forse qualcuno si salva. Ma io in
dormiveglia mi accorgo solo di chi stona, e sono in tanti, perché mi disturbano
il riposo. “Soffrendo” di orecchio assoluto ogni minima stonatura è per me una castrazione.
Purtroppo di giorno
non riesco a dormire e coi turni di notte, dovendo lavorare, neanche.
La notizia sul fronte dell’incidente è nefasta. Non ce l’ha fatta neanche l’altro
operaio rimasto ferito.
Sono turbato. Penso e ripenso che in Italia tutto è come questo Castrocaro:
abbiamo perso ogni speranza. Traslando il piano in altri ambiti, si spiegano un
po’ di cose.
Il cantante in finale che non sa cantare è ugualmente in prima serata in tv, il politico che non sa politicare è ugualmente in parlamento, il dirigente
pubblico che non sa dirigere ma i debiti li paghiamo tutti noi, il lavoro che è rischioso ma si lavora
comunque e si muore: cosa volere di piu?
E per quanto possiamo ancora tollerare questa pochezza,
senza urlare allo scandalo, senza ribellarci, senza fare la rivoluzione?
Qua tutti ci prendono per i fondelli e continuiamo a fare
finta di niente.
Probabilmente senza rendercene conto ci siamo così
assuefatti da essere noi stessi diventati dipendenti da questa droga del
pressapochismo italico, che in ogni ambito si sta insinuando con i suoi tentacoli.
Quindi anche il non fumatore si sta drogando col fumo
passivo, costretto ad apprezzare, come diceva Longanesi, l’unico vantaggio della mediocrità: quello di
credere in se stessa.
sabato 29 agosto 2015
POESIEDIDOMENICA (O) MIMMO
foto migranti
albe di facili scatti
col tempo fermo
si ripetono
ed io con esse
riparo agli errori
orrori dell'uomo
che spera
in un' alba più giusta
ma trovando la morte
quando scelta non c'è
in un obbligo
di mare profondo
rischiando speranza
più rispetto:
è abbastanza.
albe di facili scatti
col tempo fermo
si ripetono
ed io con esse
riparo agli errori
orrori dell'uomo
che spera
in un' alba più giusta
ma trovando la morte
quando scelta non c'è
in un obbligo
di mare profondo
rischiando speranza
più rispetto:
è abbastanza.
venerdì 28 agosto 2015
turno notturno
Turno di notte. Al varco due ex uno rumore di macchine che
passano in autostrada. Il mio lavoro stanotte è stare sveglio. Intorno alle
5,30 i primi operai del cambio turno. Dalle 6,30 un pò di movimento. Fino alle
8. Ma oggi è sabato. Sarà probabilmente
una nottata tranquilla. Anche se nel lavoro la tranquillità non esiste. Prima
perché di lavoro non ce n’è, poi perché quando c’è di lavoro si può morire, perchè di nuovo non se ne crea, che chi ci governa pensa ad altro; e poi perché
quello che c’è è a rischio, a tempo indeterminato : nell’indeterminazione si
concentra l’essenza stessa di questi tempi moderni, nel voler vivere di bisogni
effimeri, di per se stessi indeterminati, che danno delle piccole soddisfazioni
momentanee ma di fondo una condizione di infelicità diffusa, quando il tuo
intimo avverte che non sono i fondamentali.
Chiedendo ad un giovane se è felice, mi risponde che con
tutti i confort e gli strumenti che ha a disposizione, comunque avverte una
sensazione di malessere, difficile anche da spiegare.
Ritengo provenga dalla consapevolezza di non poter
programmare il suo futuro, quindi la propria vita così come noi della
generazione dei cinquantenni, ultimi fortunati, abbiamo tentato di fare, con
riuscite più o meno diverse.
Hanno perso l’entusiasmo dei vent’anni. Quello che noi
avevamo, perché ti guardavi intorno e c’era da fare, da lavorare, e se avevi
voglia, da pianificare.
Il ventenne di oggi si trova imbrigliato nell’incapacità di
decidere se studiare, stare a casa, andare all’estero o accontentarsi qui di
piccoli lavoretti saltuari, che gli permetteranno di comperare si e no le
sigarette.
La sensibilità dei giovani è aumentata. E’ solo un
pregiudizio pensare che noi eravamo meglio. Non è vero. E’ aumentata però anche
la fragilità. Perché nell’incertezza meglio cogliere l’attimo, e l’attimo non
fa pensare alle conseguenze. Allora alcol, fumo, droghe : è vivere con
leggerezza il momento presente che
interessa, tanto il futuro non esiste.
Se la disoccupazione
giovanile in Italia sfiora il 50%, sono
intere generazioni che rischiano il baratro.
Come uscirne: le ricette ci sarebbero, ma la politica
riscalda sempre le stesse pietanze, che ai giovani in realtà piacciono anche
poco. Un esempio : se gli investimenti in ricerca sono fermi da anni, e dall’altro le
nostre Università sfornano migliaia di
bravi ricercatori, mi chiedo se esista una interconnessione tra lavoro da
inventare e laureati da occupare. Se le due cose viaggino di pari passo, o se stiamo solo
perdendo tempo, denaro, cervelli.
Decidiamo quindi se è il caso di iniziare ad interfacciare
le due cose, altrimenti sono chiacchiere. Lavoro non se ne creerà mai. La
politica decida di spostare risorse dove il lavoro serve ad evitare poi
interventi in emergenza, ad esempio nella difesa del territorio, nelle
ristrutturazioni edilizie in zone sismiche, nelle unicità, che hanno reso
l’italia famosa nel mondo.
Altrimenti chi può andrà via, gli altri galleggeranno in
situazioni frustranti e mortificanti, il paese tutto fallirà.
Si ferma una macchina all’ingresso del varco. Esco. Mi
avvicino. E’ una ragazza insieme a sua madre. Mi chiede se può fermarsi dieci
minuti per riposare un po’. Io le dico
che dieci minuti va bene, è un’ora tranquilla. 3,27. Scambio con lei qualche
battuta. Sta rientrando da Monaco. È diretta a Vibo. E’ laureata in ingegneria
elettronica. 26 anni. Parla tre lingue. Ha
paura dell’aereo. E’ andata in Germania per un colloquio di lavoro. La hanno
assunta. Il primo di settembre inizierà in una piccola industria di componenti
per l’ aereonautica.
E’ bello chiacchierare con lei. Si vede che è in gamba. Però
si vede anche che è triste. E’ stanca. Ma non del viaggio, tantomeno della
notte. E’ la stessa mia stanchezza. Di questa Italia.
il costo del lavoro
quando il costo del lavoro è la vita stessa, si compie la più assurda delle anomalie.
non basta il sacrificio, l'orario massacrante, il caldo, l'essere lontani dai propri affetti, ma ci vuole la perdita della vita, per farci riflettere che se investire di più sulla sicurezza è indispensabile, la falla aperta dal limite della condizione umana, nel prevedere si e no il prevedibile, escludendo l'imponderabile: è certa.
allora tutti gli addetti per la prevenzione dei rischi, le protezioni, i mezzi moderni, il controllo, che senso hanno? se tutti gli avvisi non salvano, tutti le protezioni non proteggono, tutte le manifestazioni post che inutilmente reclamano, ma nulla cambia; domattina conviene alzarci per andare a lavorare o no?
è anche la fretta nel sentirci troppo sicuri che ci fa commettere gli errori. una fretta inutile. una fretta che non giustifica il costo di un'opera, se il prezzo è la vita stessa.
non conoscevo il lavoratore che ha perso la vita oggi. ma è uguale a tutti noi. una persona a cui il limite della condizione umana ha chiesto giudizio.
che trovi speranza dove è adesso, sicuramente in un mondo migliore.
non basta il sacrificio, l'orario massacrante, il caldo, l'essere lontani dai propri affetti, ma ci vuole la perdita della vita, per farci riflettere che se investire di più sulla sicurezza è indispensabile, la falla aperta dal limite della condizione umana, nel prevedere si e no il prevedibile, escludendo l'imponderabile: è certa.
allora tutti gli addetti per la prevenzione dei rischi, le protezioni, i mezzi moderni, il controllo, che senso hanno? se tutti gli avvisi non salvano, tutti le protezioni non proteggono, tutte le manifestazioni post che inutilmente reclamano, ma nulla cambia; domattina conviene alzarci per andare a lavorare o no?
è anche la fretta nel sentirci troppo sicuri che ci fa commettere gli errori. una fretta inutile. una fretta che non giustifica il costo di un'opera, se il prezzo è la vita stessa.
non conoscevo il lavoratore che ha perso la vita oggi. ma è uguale a tutti noi. una persona a cui il limite della condizione umana ha chiesto giudizio.
che trovi speranza dove è adesso, sicuramente in un mondo migliore.
sentimento
In cerca di
funghi ritrovo me stesso
Il periodo estivo è caratterizzato da acquazzoni pomeridiani
che permettono ai boschi quella
rigenerazione degli strati superficiali, nel produrre muffe e funghi, che
rappresentano il ciclo vitale alla base della vita. Le muffe e i funghi sono
infatti organismi antichissimi, essenziali per l’equilibrio dell’ecosistema.
Ecosistema. Che bella parola. L’energia del sole colpisce le
chiome e penetra nel sottobosco, mettendo
in moto quel meccanismo perfetto della decomposizione delle sostanze
organiche, che danno vita anche al
porcino.
Andare per boschi a raccogliere funghi è una passione di
molti, ma io ci vado per ascoltare il respiro della natura, e per incontrare
una persona ancora da scoprire : me stesso.
C’è un posto
che più di tutti mi rimanda a ricordi di tempi andati, alla
fanciullezza, quando di questi periodi, prima dell’apertura della scuola,
trascorrevo qualche settimana a casa dei miei zii.
L’essere spensierati è il ricordo più bello dei dodici anni.
Insieme ad i miei cugini a pascolare le mucche. A prendere l’acqua alla
sorgente. A cercare funghi.
Oggi nel bosco le stesse sensazioni. I sogni di quell’età,
che oggi, quasi a cinquanta, riaffiorano.
Chissà se poi sono
diventati realtà. Non tutti. Ma non importa. Sto bene. Sogno ancora adesso. Nel
sogno una speranza di un futuro migliore. Piu’ giusto per tutti. Basta guerre. Basta morire in mare, in fuga
per la dignità. Una tranquillità dell’animo. Un’emozione ancora viva.
Camminando nel
silenzio, interrotto dallo sbattere di ali di colombi selvatici che si
confondono col rumore della piccola cascata delle sorgenti, penso: oramai scatolate nel cemento, perché così
chiuse possono produrre quel profitto economico tanto agognato , produrranno
anche sentimento?
Interviene il sogno,
nel farlo riaffiorare; e ti rivedi coi piedi nell’acqua, e tua zia, mentre lava
i panni, inginocchiata sull’argine tenendo stretto un lenzuolo a bagno, in un punto
dove la corrente è meno irruenta, a sgridarti perché è gelata, ma tu lo stesso; ed i tuoi cugini
insieme.
E’ lo scorrere del fiume e del tempo, la vita che accade, il
sogno che incalza, il profumo della terra, delle foglie che si asciugano ed i
vapori che esalano, di altri che cercano, e trovano: perché l’annata quest’anno
è delle migliori, anche se questo caldo che ha ripreso il suo tempo non fa ben
sperare, perché il fungo ama l’umidità, e le temperature elevate, bloccando la ramificazione delle ife, ne
frenano la moltiplicazione.
Ma è soltanto un rinvio. Alle piogge di ottobre tutto si
rimetterà in gioco.
E’ la vita che scorre e che va, come il fiume nonostante
scatolato ed il sentimento, la fantasia e la reatà, con un andirivieni di
compensazioni reciproche, laddove il sogno finisce interviene il reale, e viceversa.
Ma guai a confonderli. Guai ad imporli agli altri, col pretesto che le teorie dell'occidente siano le più giuste. Ad ognuno il proprio sogno e la propria realtà.
Come adesso che scrivo questa pagina, ma che
senza sentimento non sarebbe mai nata.
Vedo un porcino,
ancora piccolo. Lo lascio al domani. Crescendo avrà atteso il suo sogno,
ed io il mio.
Mimmo Sola
Notte di giovedì 27 agosto 2015
giovedì 27 agosto 2015
radio comunicazioni
W La radio (l’aradio)
Le radiocomunicazioni. Che invenzione. Poi negli ultimi 30
anni. Progressi strepitosi. Se tornasse Marconi (con la o chiusa altrimenti è
quello della cantina ) si stupirebbe. Come faccio a spiegare ai miei figli che Mak Losa, Antonello
Belloni, Ezio Centi, Federico Renzetti
sono persone realmente esistite?
Con dei sentimenti, delle emozioni, dei panini con tonno e
giardiniera ben confezionati da Mimmo (il grosso), che aveva anche il telefono
a gettoni, con la cabina grigia, insonorizzata, dove potevi telefonare
prenotandoti; con quell’entusiasmo dell’età che diventava palpabile ogni
qualvolta l’olio colava sulla copertina di un
45 giri, di quella volta che Antonello ricevette una “copertinata” in
faccia all’arrivo del disco tanto atteso, che Mak in regia in preascolto intuì
dalle prime battute essere quello giusto, e per la grande euforia ne lanciò la
copertina in faccia al conduttore…
Bei tempi. La qualità audio di un vinile era e rimane
insuperabile. Anche il rituale magico di pulitura col panno elettrostatico, la
puntina con lo spazzolino, l’olio del tonno che nel frattempo aveva impregnato
il cartoncino ed era finito nei microsolchi, girando in cerchi quasi
concentrici a seguire il verso dell’incisione, perchè quella era la vera
incisione… bene aveva solo lubrificato il materiale, consentendo alla puntina
di scorrere più agevolmente, ed attutire
quei piccoli fruscii fisiologici che tanto si formavano quanto più il disco era
suonato. Perché il vinile è una cosa viva. Mutevole. Ad ogni passaggio una ruga
in più. Come una persona. E’ più è ascoltato più diventa uno di casa.
Poi è fedele. E’ sensibile. Se ben prodotto si colgono delle
sfumature e dei colori nel suono, che sicuramente questi supporti moderni non
riescono a riprodurre.
Però che bello oggi. L’altro giorno ho aiutato Federico ed Alessandro a
musicare un loro brano. In poco
più di due ore abbiamo arrangiato, suonato ed
“inciso” una bozza di canzone che
già oggi è in rete!, Centinaia di fans la ascoltano, grazie a sto WhatsApp, (altro
che radio!) che fa da procacciatore, da divulgatore e da opinionista. E’ vero.
Rispetto ad un’incisione al vinile è tutta un’altra storia, però mi
domando: come fanno queste nuove generazioni ad avere un termine di paragone,
se il vinile non l’hanno mai conosciuto? Se per loro il parametro è unico ed il
loro orecchio è oramai modificato per questo tipo di ascolto, come faccio a
spiegare che per avere quello che
abbiamo oggi si è per forza dovuto rinunciare a qualcosa, in questo caso alla
qualità audio? Per loro è così! E’ il loro tempo! Va benissimo così! Se
conosci solo una strada, fai solo quella! Ma noi della generazione del vinile e
delle trasmissioni nelle radio libere abbiamo la fortuna di poter fare il paragone. L’esperienza è da tramandare, avendo però la
capacità di capire dove siamo e dove stiamo andando. Altrimenti non capiremo
mai queste nuove generazioni.
Certo è che adesso un giovane con lo smartphone telefona o
messaggia mentre mangia, e a pranzo è una cattiva abitudine, ma avete provato a
mettere a tavola la cabina di Mimmo il grosso, e stare “connessi” con quella?
Facendo una forzatura, due persone magre (nella cabina di Mimmo il grosso-!-) col
piatto in mano ci stanno, e, se pur
insonorizzata, mancando il viva voce…
non è fattibile.
Il problema si pone
quando lo smartphone cade nel piatto
della minestra. Oltre allo “scuppolone” di tua madre, devi sorbirti gli insulti
di tuo padre, che, diversamente giovane,
ti aveva già detto che Federico ed Alessandro li avresti ascoltati prima o poi all’aradio.
mercoledì 26 agosto 2015
sol-leone (in fadiesis)
non toccare la. (in tono maggiore perchè se aumenta il tono so c. amari)
Scrivere di cosa-, ecco a chi piace scrivere- in realtà non
esistono argomenti privilegiati – se non le proprie passioni, che potrebbero essere trasferite su foglio,
ma poi diventa un discorso personalistico o solo per gli appassionati allora
scrivere comunque, ma di idee vaganti
che diventano pensieri più o meno importanti nel mentre tutto è fluido…come
adesso che mi passa per la testa di raccontare la storia di quel tale che era talmente paziente
che a forza di aspettare… poi è morto.
Quindi c’è un limite, se si vuole vivere. L’equilibrio, la
volontà, la pazienza: la giusta misura delle cose rimanda alla saggezza,
termine poco avvezzo al potere, o meglio l’essere saggio non paga, in un mondo
dove si vive al secondo, e dove la lungimiranza è un pericolo.
Edulcorare la realtà è uno stratagemma del nostro cervello
per autoconvincerci che vivendo nel cogliere l’attimo ci sia un appagamento, ma
non può e non deve avvenire a tutti i costi,
perchè tanto non sposta nulla;
(della serie : chi prima non pensa, all’ultimo sospira) perché nel cogliere l’attimo non si ha il
tempo di riflettere – fa notte, fa
giorno; ed arriva un altro 27. Ottimo.
Gli stessi meccanismi che ci inducono a vivere al secondo
sono sponsorizzati da chi è abituato a riflettere troppo. Anche riflettere
troppo provoca danni. Specialmente a coloro che sono senza
occupazione. Ad esempio in Italia
riflettono troppo i tribunali nell’emettere le sentenze , i politici nel fare
quelle poche leggi che abbiano un senso e siano efficaci e abolire quella miriade di norme spesso contradditorie fatte
per far riflettere bene gli stessi tribunali
prima di emettere le sentenze, mentre la politica e la magistratura litigano
par capire chi comanda di più, (in realtà è una mossa per far arrivare prima il
famoso 27); i sindacati a riflettere se è il caso che Marchionne venga proclamato
beato, l’Europa a riflettere se in Africa convenga o meno bloccare il virus
Ebola, ecc.ecc.
Riflettono troppo perché hanno troppa pazienza, (fa notte-
fa giorno, arriva un altro 27), solo che a morire è il senso stesso della
civiltà e della dignità umana, di tutti gli altri che fa notte e fa giorno ma
lo stipendio non c’è.
Quella sensazione di nullità, che ognuno di noi ha provato
di fronte ad un’evidente perdita di tempo, nel cercare di risolvere un problema
inesistente, creato ad hoc per favorire
determinati meccanismi balordi, bene: quello è morte della civiltà.
(EMBLEMATICO IL CASO AMIANTO EX PASTIFICIO D’ALESSANDRO)
Adesso mi sposto, anche perché stare troppo vicino
all’amianto fa male.
Mi domando se leggere condizioni i miei pensieri a tal punto da
annullare il mio io, prevalendo le opinioni di colui che dice, o anche tace, nelle pagine avvolgenti di un saggio di
filosofia, interessante come la bagna cauda nei giorni di solleone.
Anche perché i filosofi argomentano tenendo conto del proprio
io, ma l’io del mondo è talmente variegato che a latitudini diverse le opinioni
convergono non per la bontà dell’idea, ma per la convenienza del momento,
spesso anche per la fame.
Come venirne a capo : se un essere umano fosse lasciato
libero, senza condizionamenti, senza falsi bisogni, senza illusioni, senza
paradigmi, riuscirebbe a vivere?
Ci sarebbe una volontà ad andare avanti? Ci sarebbe una possibilità di raziocinio? Ci
sarebbe uguaglianza? La filosofia è bella se tutti fossimo allo stesso livello,
ma così combinati è più affascinante la guerra.
E’ possibile un mondo migliore, io ci credo; ma purtroppo la
bagna cauda non mi piace, figuriamoci col solleone!!!
lunedì 24 agosto 2015
bocconotti con lenticchie
Un territorio bisogna che si identifichi. Nome, cognome , indirizzo.
Nome Mormanno, cognome Parco del Pollino, indirizzo : non specificato. No- perché bisogna capire- : ma di che morte, morire? (bello- sarà il titolo della prossima mia canzone)
In un parco e in un paese dove l’amianto fa bella mostra di se dagli ani ’70, in un parco e in un paese dove insistono fogne a cielo aperto di cui si parla di imminente soluzione dal 1992 (lo so perché ho avuto una parentesi di consigliere di minoranza) , vogliamo svegliarci? Vogliamo capire davvero quali sono le opere da fare o non fare che possono dare una speranza di futuro ai giovani? O vivere ancora di fantasie?
Vogliamo dare un consiglio alla politica sulle cose importanti da fare?
Ci sono sempre più cose buone da fare rispetto alle persone disposte a farle.
E’ l ’indirizzo che identifica un territorio. Ma l’indirizzo deve essere certo E LA STRADA PERCORRIBILE. Del resto anche le poste in assenza di indirizzo non consegnano.
In questi periodi di relax, si discute spesso con gli amici di quale possa essere il prodotto che più di ogni altro possa identificare Mormanno. Per il momento è l’amianto dell’ex pastificio (ho avuto una soffiata : per le prossime elezioni il problema verrà risolto.) Certamente, e chi gira lo sa, il prodotto piu’ conosciuto ed apprezzato è il bocconotto. Oggi a pranzo mio cognato, persona esperta nel settore della ristorazione e del turismo, faceva un’analisi puntuale del motivo per cui non si riesce a decollare, ed ogni tentativo si perde nel vuoto. Partendo da un ragionamento oggettivo e paragonando due nostri prodotti tipici, il bocconotto e la lenticchia, è evidente che il bocconotto risulti essere vincente, in primis perché elude il motozappa, le intemperie, le fitopatologie, i cinghiali, ecc. ma a parte questo perché tutto il territorio di Mormanno, coltivato a lenticchie, riuscirebbe a soddisfare il fabbisogno di due- tre ristoranti importanti in Italia. E’ vero. Il prodotto è eccezionale. Oggi ne abbiamo mangiato tre ciascuno. E si, non c’è ne e abbiamo dovuto razionarle. La lenticchia deve e può servire soltanto per un’ attrattiva locale, da consumarsi in un ristorante tipico, che ne esalti la bontà; ma non si può pensare di fare produzioni per la commercializzazione fuori, che sono il vero volano per un’ economia che possa interessare più persone.
Io ritengo che tutta questa enfasi attorno alla lenticchia di Mormanno, con investimento di risorse economiche e di tempo, non potrà ottenere nessun risultato numerico. Sarà servita per fare qualche progetto, ma il fine ultimo non potrà essere raggiunto. Non potranno mai esserci produzioni tali da soddisfare le richieste. Con un doppio danno. Aver perso tempo e soldi all’inizio, aver perso credibilità dopo. Investire tempo e risorse per far conoscere ancora di più il bocconotto e potenziare i circuiti di marketing e vendita potrà far crescere posti di lavoro. E’ il bocconotto che dovrà identificarci in tutto il mondo. In passato, quando il tentativo si stava perfezionando, mancò il prodotto, ma rispetto alla lenticchia il bocconotto lo produci in tre ore.
Qual è allora il passaggio importante? Concertare. Fare un buon piano. Trovare le persone giuste.
Alla festa del bocconotto di Mormanno, quest’anno il prodotto è stato messo in un forno di un paese vicino. (!)
Alla festa del bocconotto di Mormanno quest’anno ha partecipato solo una delle tante pasticcerie e/o forni che lo sanno fare bene. (!) Se questo è il risultato di anni di lavoro dopo aver investito tempo e denaro, c’è qualcosa che non funziona bene. Ci crediamo? –SI- Il prodotto c’è? –SI- Il mercato c’è? –SI- Un progetto di medio e lungo termine c’è? –NON CREDO- Il medio e lungo termine diventa economia tra un secondo se si agisce bene per tempo, privilegiando le buone idee che portano profitti ad una molteplicità di operatori.
In mancanza di ciò ho detto a Giulia di provare una mia ricetta, bocconotti con lenticchie.
domenica 23 agosto 2015
4 AMICI NEURONI (QUEI 4 NEURONI)
QUEI QUATTRO NEURONI.
SI RIAPRE il
dibattito, a dire il vero mai chiuso, sull’opportunità di legalizzare la
cannabis. Dopo la proposta di alcuni parlamentari, le opinioni di piu’ o meno
illustri professori, dottori, personaggi pubblici o/e gente comune si perdono nella discussione
che se è giusto legalizzare la cannabis, sarebbe giusto legalizzare anche altri
reati… -ma ci rendiamo conto di quello che è l’argomento, o siamo tutti già
“drogati”?
Io penso che ognuno sia libero, finchè non lede un’altra persona, di fare ciò che
ritiene più opportuno, affinchè stia meglio con se stesso e con il mondo.
Se questo significa che io, nella mia libertà, mi sento
meglio con un braccio anziché due, vado in cantina, prendo l’ascia, e me lo
taglio. (il braccio) –poi ognuno si tagli quello che vuole-
Che cosa centra legalizzare gli omicidi o le rapine o altri
reati?
Chi usa farsi lo spinello, è convinto nella sua libertà di
fare una cosa buona per se stesso? Continui a farsi lo spinello, l’importante è
che non commetta sciocchezze dopo, visto che, ogni sostanza che altera il
normale equilibrio neuro-psico-fisico, puo’ provocare, in soggetti predisposti,
reazioni diverse. Il reato, quindi, non scatta se mi faccio la canna, ma se
dopo la canna, alterato, mi metto alla guida e provoco un incidente.
Quindi una persona che si chiude in casa e vuole ubriacarsi
o farsi una canna, lo faccia pure, l’importante è che prima di mettersi alla
guida di una macchina, o di svolgere qualsiasi attività che richieda
attenzione, sia completamente sobrio.
Nella mia convinzione che OGNI SOSTANZA CHE AGISCE COL CERVELLO BENE NON FACCIA penso sia meglio conservare e far ben
funzionare quei quattro neuroni che ho, quindi a me non piace farmi le canne; ma conosco migliaia di persone convinte
che neuroni ne hanno fin troppi, -quindi
anche se ne bruciano un pò non importa- che si fanno le canne e non creano fastidi a nessuno.
Forse solo al
pregiudizio di troppi che pensano che per combattere il mal di testa sia più
opportuno prendere l’aulin, perché fa meno male che tagliarsela.
MIMMO SOLA
sabato 22 agosto 2015
realtà percepita
La percezione della realtà: i social
e il pregiudizio
Il mondo cambia, i pregiudizi restano anzi, si moltiplicano.
La velocità nel valutare oggi una persona o un fatto, nell’esprimere un
giudizio (pre) è data dal numero di “mi piace”, fratto la velocità di
penetrazione nei social, addizionato alla persuasione dei media assoggettati al
potere, moltiplicato il fattore di
“percezione della realtà”: questo crea opinione. Spiego . Oggi per avere
consenso non è indispensabile la qualità, ma anche la mediocrità, la bugia,
grazie al potere dei media, avrà
un suo seguito. Basta essere dei buoni comunicatori. E qui si gioca la partita
del mediocre, anzi del furbo mediocre, falso,
ladro, che oggi col martellamento sui social ha raggiunto l’apoteosi.
Il furbo mediocre di oggi, una categoria in crescita negli
ultimi 50 anni, figlio del “cretino specializzato”, sdoganato dal Flaiano ; gioca sulla convinzione che in una
società dove l’apparenza la fa da padrona riuscirà con un’idea che a volte
diventa legge, a volte ribellione (anch’essa
mediocre,) ad avere successo.
Basta che il mediocre ogni tanto sfoggi una parola in una
lingua sua, (che l’interlocutore crede
straniera) che penetrando l’ignoranza altrui,
raggiunge il proprio scopo. Lo
scopo del furbo mediocre è quello di farsi soltanto i fatti suoi. Costi quel
che costi. Il bene comune, i soldi pubblici, le disgrazie altrui: sotto una
parvenza di efficienza e disponibilità, te la mette in quel posto. Esempio di
notizie mediocri per creare seguito :
1-“Abbiamo
raddoppiato gli iscritti rispetto allo scorso anno.”
2-“Abbiamo invertito
la tendenza: quest’anno ci sarà crescita…”
3-“in Italia ci sono
troppi avvocati” (!?)
L’interlocutore, ascoltando ciò , dirà : “ ah- però!” - Analizziamo un attimo le notizie:-
Se non associate a dei numeri, queste sono “non notizie”.
Sono parole. Qui si apre un altro tema sulla differenza tra parole e notizie.
Ne parleremo in un altro capitolo. (Le parole fanno il pregiudizio, i numeri il
giudizio, le notizie confusione .) In questo mondo veloce, dove è importante il
contenitore più che i contenuti, anche le non notizie avranno comunque un effetto,
anche senza numeri! Spiego meglio. Rispetto alla prima notizia. Se l’anno
scorso ero iscritto solo io, quest’anno saremo in due (?), ma se questo
“dettaglio” numerico non lo associo alla notizia, la stessa avrà una valenza
a piacere e comunque un seguito. II numero delinea il giudizio. Uno o
due siamo comunque in pochi. ((Il vago
desta interesse quanto il certo proclama giudizio, il vago conviene al potere
quando il certo non porta profitto (legge di mak losa)).
La presa per i fondelli dipenderà allora:
1-
Dalla simpatia e capacità del mediocre che parla
2-
Dall’ignoranza dell’interlocutore che ascolta
3-
Dal bisogno che l’interlocutore ha in quel
momento nel farsi credere ignorante, (fesso mediocre) che poi è una sottocategoria
di cui al punto due.
4-
Dalla volontà o meno di approfondimento da parte
dell’interlocutore e/o fesso mediocre.
E’ il punto tre, come
avrete ben inteso, che fa la differenza. Adesso che hai letto tutto questo, ti
faccio una domanda: che cosa hai capito? -
NULLA !!! Perché io sono un “fesso mediocre”, che comprende perché i
carabinieri se la prendono con un ragazzo – uno di animo nobile- giudicato un poco di buono (pregiudizio) perchè
ogni tanto si fa uno spinello con gli amici (vizio di merda dannoso alla salute
che hanno milioni di persone nel mondo e
centinaia nel mio paese, ma non illegale)
si fa i codini e fa buona comunicazione; ma vorrebbe
si chiarisse il perchè in Italia non
vanno a prendere gli importatori di droghe pesanti e i delinquenti, conosciuti; che si arricchiscono con lo spaccio. Grazie.
(ma non abbiamo le prove : - ah,
ho capito.)
venerdì 21 agosto 2015
anche i boss muoiono per caso
se muore una persona qualunque, ci sarà un funerale qualunque. se muore un boss, ci sarà un funerale da boss. è evidente. ma è boss anche ante, durante e lo sarà post mortem.
allora non capisco questo clamore. se uno è boss in vita, perchè non al suo funerale? o siamo tutti invidiosi perchè non ci possiamo permettere l'elicottero che lascia cadere i petali di rose sulle teste dei partecipanti al corteo, sui cavalli, sulle donne piangenti...
a ognuno la sua scenografia. a ognuno la sua libertà. uno che ha fatto lavorare tante persone quando era in vita, anche al suo funerale dispenserà lavoro. al pilota dell'elicottero, al benzinaro che ci ha fatto il pieno, al fioraio, al negozio che vende il mangime per i cavalli, ecc.ecc...
e poi, mi chiedo: se all'ultima confessione il boss si è pentito parlandone solo col prete che lo ha confessato, noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto! se è stato assolto dai suoi peccati noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto!
ma la domanda è: è poi vero che era un boss?
forse ho capito: è dal tipo di funerale che parte l'indagine per stabilire, in base alle coreografie, in quale categoria di appartenenza collocare il defunto che in quanto defunto non potrà neanche obiettare.
allora se il trapassato in quel preciso istante, sfruttando un permesso premio per buona condotta, potesse tornare indietro, si costituirebbe svelando tutti i retroscena che lo hanno fatto diventare boss post mortem? vabbè qua apriamo un precedente che in giurisprudenza verrà discusso e risolto fra una settantina di anni e allora conviene che il morto ritorni a fare il morto e il permesso premio lo sfrutti quando la cassazione si sarà espressa sull'opportunità di certificare la bossitudine in vita o solo post mortem.
a proposito aldo, tu sei andato al funerale?
si dispensa dalle visite, anche quelle di stato.
allora non capisco questo clamore. se uno è boss in vita, perchè non al suo funerale? o siamo tutti invidiosi perchè non ci possiamo permettere l'elicottero che lascia cadere i petali di rose sulle teste dei partecipanti al corteo, sui cavalli, sulle donne piangenti...
a ognuno la sua scenografia. a ognuno la sua libertà. uno che ha fatto lavorare tante persone quando era in vita, anche al suo funerale dispenserà lavoro. al pilota dell'elicottero, al benzinaro che ci ha fatto il pieno, al fioraio, al negozio che vende il mangime per i cavalli, ecc.ecc...
e poi, mi chiedo: se all'ultima confessione il boss si è pentito parlandone solo col prete che lo ha confessato, noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto! se è stato assolto dai suoi peccati noi cosa ne sappiamo? c'è il segreto!
ma la domanda è: è poi vero che era un boss?
forse ho capito: è dal tipo di funerale che parte l'indagine per stabilire, in base alle coreografie, in quale categoria di appartenenza collocare il defunto che in quanto defunto non potrà neanche obiettare.
allora se il trapassato in quel preciso istante, sfruttando un permesso premio per buona condotta, potesse tornare indietro, si costituirebbe svelando tutti i retroscena che lo hanno fatto diventare boss post mortem? vabbè qua apriamo un precedente che in giurisprudenza verrà discusso e risolto fra una settantina di anni e allora conviene che il morto ritorni a fare il morto e il permesso premio lo sfrutti quando la cassazione si sarà espressa sull'opportunità di certificare la bossitudine in vita o solo post mortem.
a proposito aldo, tu sei andato al funerale?
si dispensa dalle visite, anche quelle di stato.
giovedì 20 agosto 2015
realtà aumentata, intelligenza diminuita.
dove stiamo andando, quindi dove ci stanno portando, tutte queste evoluzioni (involuttive) che ci semplificano la vita, ma che ci stanno addormentando il cervello? leggevo ieri una notizia, di cui non ho verificato l'attendibilità, secondo la quale alcuni scienziati sono riusciti a sviluppare un cervello umano... il cervello non è uguale agli altri organi, racchiudendo in se la capacità di dare risposte alle migliaia di domande che ogni giorno il tempo ci affida, e, nel suo mistero di funzionamento, viene influenzato da fattori genetici ed ambientali, che in ogni miliardesimo di secondo si interfacciano con esso (in realtà sono quasi un tutt'uno la fisica quantistica un giorno ci spiegherà) ai quali deve dare una risposta. certa. è la risposta che ci rende diversi. allora mi chiedo: se anatomicamente e fisiologicamente i cervelli sono tutti uguali, perchè le risposte di ognuno sono diverse? quella che è chiamata intelligenza sensibile, fa la differenza.
gli studi dicono che il nostro cervello nella normalità viene utilizzato al minimo, una percentuale prossima al 7-8% . il genio lo utilizza un po di piu. quello della lampada se l'è bruciato perchè mio nipote, non sapendolo, l'ha riempita con acqua bollente, poi c'è quello che se l'è fumato, e producendo diossina paga la multa alla comunità europea, che a sua volta non sa dove mettere i migranti perchè sono troppi, perchè i preservativi venduti agli africani erano scaduti da un pezzo e adesso che non possono bere il petrolio perchè lo hanno scambiato con le calibro 9 e la canna è troppo piccola (in cl), tagliano le teste per verificare se l'esperimento di cui sopra è riproducibile, partendo da materiale autoctono, nell'intento di risolvere i loro problemi di cefalea da intenzione.
lo so, vi starete chiedendo se anche il mio di cervello è più o meno sano, a dire il vero me lo chiedo anch'io, da quando avevo tre anni, e iniziavo a non capire i comportamenti umani.
ma torniamo a dove stiamo andando. c'è un'arma segreta capace di paralizzare, per un tempo definito, milioni di persone in un attimo. sfruttando le onde elettromagnetiche e potenziando le reti di interconnessione in tutto il mondo, attraverso i satelliti, la stanno perfezionando. è un arma invisibile, non fa rumore, ancora provoca qualche effetto collaterale se non viene ben tarata ( vedi canneto di caronia in sicilia) ma servirà, nel momento in cui si decideranno, a risolvere i problemi della razza umana. c'è un progetto globale. adesso vi spiego come funziona. i paesi più potenti della terra hanno fatto l'accordo con i tagliatori di teste. nel momento in cui saranno pronti, useranno l'arma. paralizzeranno a settori le persone nel mondo. i tagliatori di teste faranno il loro lavoro. gli scienziati col nuovo cervello pronti a sostituirlo nelle teste mozzate.
sono richieste qualifiche in taglio e cucito, per il riposizionamento a regola d'arte delle teste col cervello nuovo sul corpo del richiedente, che siccome nel frattempo non ha firmato la liberatoria, perchè in quel momento era fuori di testa, il tutto verrà affidato all'arbitrato internazionale.
grazie e scusate se oggi sono così.
gli studi dicono che il nostro cervello nella normalità viene utilizzato al minimo, una percentuale prossima al 7-8% . il genio lo utilizza un po di piu. quello della lampada se l'è bruciato perchè mio nipote, non sapendolo, l'ha riempita con acqua bollente, poi c'è quello che se l'è fumato, e producendo diossina paga la multa alla comunità europea, che a sua volta non sa dove mettere i migranti perchè sono troppi, perchè i preservativi venduti agli africani erano scaduti da un pezzo e adesso che non possono bere il petrolio perchè lo hanno scambiato con le calibro 9 e la canna è troppo piccola (in cl), tagliano le teste per verificare se l'esperimento di cui sopra è riproducibile, partendo da materiale autoctono, nell'intento di risolvere i loro problemi di cefalea da intenzione.
lo so, vi starete chiedendo se anche il mio di cervello è più o meno sano, a dire il vero me lo chiedo anch'io, da quando avevo tre anni, e iniziavo a non capire i comportamenti umani.
ma torniamo a dove stiamo andando. c'è un'arma segreta capace di paralizzare, per un tempo definito, milioni di persone in un attimo. sfruttando le onde elettromagnetiche e potenziando le reti di interconnessione in tutto il mondo, attraverso i satelliti, la stanno perfezionando. è un arma invisibile, non fa rumore, ancora provoca qualche effetto collaterale se non viene ben tarata ( vedi canneto di caronia in sicilia) ma servirà, nel momento in cui si decideranno, a risolvere i problemi della razza umana. c'è un progetto globale. adesso vi spiego come funziona. i paesi più potenti della terra hanno fatto l'accordo con i tagliatori di teste. nel momento in cui saranno pronti, useranno l'arma. paralizzeranno a settori le persone nel mondo. i tagliatori di teste faranno il loro lavoro. gli scienziati col nuovo cervello pronti a sostituirlo nelle teste mozzate.
sono richieste qualifiche in taglio e cucito, per il riposizionamento a regola d'arte delle teste col cervello nuovo sul corpo del richiedente, che siccome nel frattempo non ha firmato la liberatoria, perchè in quel momento era fuori di testa, il tutto verrà affidato all'arbitrato internazionale.
grazie e scusate se oggi sono così.
mercoledì 19 agosto 2015
CHI MI CAPISCE MI SEGUISCE, CHI NO MI SEGUA, SEGUE OD INSEGUA.
Parlare, arte leggera. scrivere anche. se sai parlare sai scrivere ma io non so scrivere parlando. allora meglio star zitti. ma tutti, zitti zitti, si fanno gli affari loro. allora parlare significa farsi gli affari degli altri? se parli sai, no se ascolti sai, se parli fai sapere e se scrivi sai e fai sapere e leggendo si impara, no- quello era sbagliando... vabbè inizio da qui.
buongiorno o buonasera dipende quando pubblico. il blog mi da un fuso orario diverso ed io devo fare i conti per traslarlo all'ora italiana. per mandarlo in automatico. troppo complicato. la matematica non è il mio forte. del resto durante gli anni del liceo sono stato sempre rimandato a settembre. in matematica. allora cosa vai a fare al liceo scientifico se la matematica non ti piace? non che non mi piaccia, non mi applico. ho poca memoria. ma sul giudizio della licenza media hanno scritto si consiglia la frequenza di istituti scientifici. infatti all'esame di maturità al liceo scientifico ho fatto il miglior tema di italiano. però, in verità, io sono andato al liceo scientifico perchè la mattina mi svegliavo alle otto. perchè il liceo, in linea d'aria, era cento metri da casa mia. ma io andavo comunque con la vespa 50. cosi'. perchè la gioventù è così, ti dicono una cosa, tu la fai, ma per una tua passione o interesse, non perchè i grandi te lo hanno consigliato, anche se fai finta di aver ascoltato... il problema è che quando ti rendi conto che alcune scelte sbagliate ti hanno pregiudicato il futuro, ci sei già dentro, (al futuro che in quel momento è presente) e allora non sai come risolvere il problema. stai zitto zitto e ti fai gli affari tuoi.
tanto oramai la matematica serve a poco. anzi serve a quei pochi che dovranno programmare le macchine che faranno tutto quello che gli uomini non vorranno più fare.
ma non serve neanche l'italiano. a parte che le macchine parleranno in inglese con accento indiano-cinese poco americano, in Italia se continua così, nascita zero e africani a milioni, parleremo una lingua nuova, anzi, qualcuno la sta già parlando, peccato però: si è iscritto al liceo scientifico.
buongiorno o buonasera dipende quando pubblico. il blog mi da un fuso orario diverso ed io devo fare i conti per traslarlo all'ora italiana. per mandarlo in automatico. troppo complicato. la matematica non è il mio forte. del resto durante gli anni del liceo sono stato sempre rimandato a settembre. in matematica. allora cosa vai a fare al liceo scientifico se la matematica non ti piace? non che non mi piaccia, non mi applico. ho poca memoria. ma sul giudizio della licenza media hanno scritto si consiglia la frequenza di istituti scientifici. infatti all'esame di maturità al liceo scientifico ho fatto il miglior tema di italiano. però, in verità, io sono andato al liceo scientifico perchè la mattina mi svegliavo alle otto. perchè il liceo, in linea d'aria, era cento metri da casa mia. ma io andavo comunque con la vespa 50. cosi'. perchè la gioventù è così, ti dicono una cosa, tu la fai, ma per una tua passione o interesse, non perchè i grandi te lo hanno consigliato, anche se fai finta di aver ascoltato... il problema è che quando ti rendi conto che alcune scelte sbagliate ti hanno pregiudicato il futuro, ci sei già dentro, (al futuro che in quel momento è presente) e allora non sai come risolvere il problema. stai zitto zitto e ti fai gli affari tuoi.
tanto oramai la matematica serve a poco. anzi serve a quei pochi che dovranno programmare le macchine che faranno tutto quello che gli uomini non vorranno più fare.
ma non serve neanche l'italiano. a parte che le macchine parleranno in inglese con accento indiano-cinese poco americano, in Italia se continua così, nascita zero e africani a milioni, parleremo una lingua nuova, anzi, qualcuno la sta già parlando, peccato però: si è iscritto al liceo scientifico.
STRUMENTI E CONTENUTI
circa 40 anni fa, con 3 amici, iniziavamo a suonare qualche strumento musicale, o meglio qualcosa che potesse in qualche modo produrre un suono od un rumore, tipo i fustini conici del detersivo, un organetto mezzo rotto, una chitarra con tre corde... però' c'era la passione, e pian piano abbiamo iniziato a riempire i pomeriggi componendo qualche canzone, preparandoci per una serata musicale, provando e riprovando strofette mezze stonate con strumenti improvvisati...il nostro sogno era quello di possedere almeno un registratore, di modo che i nostri "componimenti" potessero arrivare tramite una cassetta audio ad un qualche produttore che, ascoltandoci, avrebbe fatto di noi un gruppo da tv... sognavamo ad occhi aperti. quando mio padre mi comprò la batteria giocattolo e la "pianola" farfisa,e i genitori dei miei amici musici comprarono due chitarre vere, con sei corde, a una in realtà ne bastavano quattro e quando, dulcis in fundo, una mia zia mi regalò un piccolo registratore blu, marca hinno-hit; bene : - l'avventura iniziava.
c'erano dei giornali tipo "il monello" che ogni tanto facevano pubblicità di organizzazioni che a Roma si occupavano di musica e se qualcuno voleva farsi conoscere, bastava inviare una cassetta audio, ed il gioco era fatto! molto entusiasti, cercammo di registrare qualcosa (-figuriamoci-) la qualità era pessima, ma comunque noi inviammo la registrazione ad uno di questi indirizzi che ne facevano richiesta. i giorni passavano, e non avendo risposta, decidemmo di telefonare per capire se la cassetta fosse mai arrivata a destinazione. dopo molti tentativi (per poter parlare con qualcuno all'epoca si doveva andare al telefono pubblico) riuscimmo ad avere la risposta che già conoscevamo: la cassetta non era mai arrivata. forti comunque (secondo noi) della bontà del prodotto, decidemmo di registrarne un'altra e spedirla di nuovo. così facemmo. dopo circa due mesi ricevemmo una comunicazione, se potevamo recarci a Roma per registrare il brano in modo degno, per un eventuale uso professionale. c'erano anche le tariffe dello studio. facemmo un po di conti. viaggio, pernottamento per essere al mattino in studio, varie ed eventuali: tornammo ai fustini. delusi. ma consapevoli che senza soldi e senza strumenti non si fa niente. continuammo a suonare e a fare serate.
oggi mio figlio ha la stessa mia passione. ha formato un gruppo. hanno litigato. scrive canzoni. ha un programma al pc per registrare. una scheda audio per fare un buon prodotto. internet per far conoscere i brani in tutto il mondo. un padre che gli da qualche consiglio.
si ma oggi per cantare devi fare i talent. facciamo un po di conti: viaggi, pernottamenti, varie ed eventuali : si torna ai fustini.
c'erano dei giornali tipo "il monello" che ogni tanto facevano pubblicità di organizzazioni che a Roma si occupavano di musica e se qualcuno voleva farsi conoscere, bastava inviare una cassetta audio, ed il gioco era fatto! molto entusiasti, cercammo di registrare qualcosa (-figuriamoci-) la qualità era pessima, ma comunque noi inviammo la registrazione ad uno di questi indirizzi che ne facevano richiesta. i giorni passavano, e non avendo risposta, decidemmo di telefonare per capire se la cassetta fosse mai arrivata a destinazione. dopo molti tentativi (per poter parlare con qualcuno all'epoca si doveva andare al telefono pubblico) riuscimmo ad avere la risposta che già conoscevamo: la cassetta non era mai arrivata. forti comunque (secondo noi) della bontà del prodotto, decidemmo di registrarne un'altra e spedirla di nuovo. così facemmo. dopo circa due mesi ricevemmo una comunicazione, se potevamo recarci a Roma per registrare il brano in modo degno, per un eventuale uso professionale. c'erano anche le tariffe dello studio. facemmo un po di conti. viaggio, pernottamento per essere al mattino in studio, varie ed eventuali: tornammo ai fustini. delusi. ma consapevoli che senza soldi e senza strumenti non si fa niente. continuammo a suonare e a fare serate.
oggi mio figlio ha la stessa mia passione. ha formato un gruppo. hanno litigato. scrive canzoni. ha un programma al pc per registrare. una scheda audio per fare un buon prodotto. internet per far conoscere i brani in tutto il mondo. un padre che gli da qualche consiglio.
si ma oggi per cantare devi fare i talent. facciamo un po di conti: viaggi, pernottamenti, varie ed eventuali : si torna ai fustini.
lunedì 17 agosto 2015
lavoro : continuazione
non accetto la differenza enorme di trattamento economico tra lavoro di pari dignità ed equiparazione, solo perchè cambia il soggetto datore. non è giusto. non è equo.
non accetto questa forbice così ampia. il lavoro, che dovrebbe innanzitutto essere produttivo di beni e/o servizi realmente utili, deve far sentire l'uomo uguale all'altro, nel consentirne l'espressione, nella realizzazione della propria opera; che serva a qualcuno o a qualcosa.
il trattamento economico troppo diverso significa che la persona non è considerata di pari dignità nei confronti dello stesso tipo di lavoro, e troppe occupazioni utili per il benessere dell'intera collettività, vengono considerate umilianti, di seconda o terza fascia, quando in realtà sono indispensabili e importantissime. chi ha deciso e continua a decidere che un operatore ecologico debba avere uno stipendio di un quinto rispetto ad un dirigente, di un decimo rispetto ad un magistrato, quando è colui che impedisce che i rifiuti ci sommergano? chi decide questo? non lavora forse 10 ore al giorno, per svolgere un compito importante, al pari di quello del dirigente o del magistrato, con la differenza che il suo tempo impiagato a svolgere un'utilissima mansione viene retribuito troppo poco? lo stesso dicasi per gli operatori in agricoltura, degli operai in genere, della manodopera, con salari troppo bassi rispetto al rischio e al lavoro che svolgono... c'è l'esigenza di riconsiderare tutto questo.
solo elevando gli stipendi più bassi (almeno del 100%) si darà dignità a quelle persone che si adoperano in lavori si umili, ma non per questo meno importanti di altri. i soldi guadagnati in più darebbero una speranza di un futuro diverso, ed immessi nel circuito dei consumi risolverebbero il problema della crescita economica. e le risorse ci sono. basta saperle indirizzare.
un esempio: un lavoro manutentivo autostradale, di pari rischio e/o mansione, fa si, con le norme attuali, che un operaio dall'anas guadagni mediamente 2.500 euro mensili, (meritatissimi) ed un operaio di una ditta diversa, privata, solo 1.000. se questi mille si potessero avvicinare ai 2.500, liberando il costo del lavoro da tutte le zavorre inutili, (su questo apriremo una discussione a parte) così che anche l'impresa non a partecipazione statale possa avere un suo tornaconto, credo che tutta l'economia ne gioverebbe, oltre al giovamento di quell'operaio, padre di famiglia, costretto oggi a chiedere i soldi in prestito quando arrivano le bollette. (lo so perchè oggi quell'operaio sono io). e poi è normale che un' impresa a partecipazione statale, se eventualmente i conti non tornano, si possa risanare con l'aumento delle tasse, distribuite (per legge) anche a quell'operaio che non può pagare le bollette, ex dipendente della ditta che ha dovuto chiudere perchè nessuna banca l'ha sostenuta in un momento di difficoltà, banca invece che ha elargito somme per l'impresa partecipata dello stato che quando i conti non tornano chiede i soldi allo stesso stato che ne è socio e paga a discapito dell'azienda privata che è costretta a chiudere (si, ma la concorrenza, il mercato, altre entità metafisiche)................ inizio a perdermi. c'è qualcosa che non capisco. o meglio la capisco bene ma non ne posso parlare in questa occasione perchè la pagina diventa lunga ed il lettore si annoia.
alla prossima.
grazie
non accetto questa forbice così ampia. il lavoro, che dovrebbe innanzitutto essere produttivo di beni e/o servizi realmente utili, deve far sentire l'uomo uguale all'altro, nel consentirne l'espressione, nella realizzazione della propria opera; che serva a qualcuno o a qualcosa.
il trattamento economico troppo diverso significa che la persona non è considerata di pari dignità nei confronti dello stesso tipo di lavoro, e troppe occupazioni utili per il benessere dell'intera collettività, vengono considerate umilianti, di seconda o terza fascia, quando in realtà sono indispensabili e importantissime. chi ha deciso e continua a decidere che un operatore ecologico debba avere uno stipendio di un quinto rispetto ad un dirigente, di un decimo rispetto ad un magistrato, quando è colui che impedisce che i rifiuti ci sommergano? chi decide questo? non lavora forse 10 ore al giorno, per svolgere un compito importante, al pari di quello del dirigente o del magistrato, con la differenza che il suo tempo impiagato a svolgere un'utilissima mansione viene retribuito troppo poco? lo stesso dicasi per gli operatori in agricoltura, degli operai in genere, della manodopera, con salari troppo bassi rispetto al rischio e al lavoro che svolgono... c'è l'esigenza di riconsiderare tutto questo.
solo elevando gli stipendi più bassi (almeno del 100%) si darà dignità a quelle persone che si adoperano in lavori si umili, ma non per questo meno importanti di altri. i soldi guadagnati in più darebbero una speranza di un futuro diverso, ed immessi nel circuito dei consumi risolverebbero il problema della crescita economica. e le risorse ci sono. basta saperle indirizzare.
un esempio: un lavoro manutentivo autostradale, di pari rischio e/o mansione, fa si, con le norme attuali, che un operaio dall'anas guadagni mediamente 2.500 euro mensili, (meritatissimi) ed un operaio di una ditta diversa, privata, solo 1.000. se questi mille si potessero avvicinare ai 2.500, liberando il costo del lavoro da tutte le zavorre inutili, (su questo apriremo una discussione a parte) così che anche l'impresa non a partecipazione statale possa avere un suo tornaconto, credo che tutta l'economia ne gioverebbe, oltre al giovamento di quell'operaio, padre di famiglia, costretto oggi a chiedere i soldi in prestito quando arrivano le bollette. (lo so perchè oggi quell'operaio sono io). e poi è normale che un' impresa a partecipazione statale, se eventualmente i conti non tornano, si possa risanare con l'aumento delle tasse, distribuite (per legge) anche a quell'operaio che non può pagare le bollette, ex dipendente della ditta che ha dovuto chiudere perchè nessuna banca l'ha sostenuta in un momento di difficoltà, banca invece che ha elargito somme per l'impresa partecipata dello stato che quando i conti non tornano chiede i soldi allo stesso stato che ne è socio e paga a discapito dell'azienda privata che è costretta a chiudere (si, ma la concorrenza, il mercato, altre entità metafisiche)................ inizio a perdermi. c'è qualcosa che non capisco. o meglio la capisco bene ma non ne posso parlare in questa occasione perchè la pagina diventa lunga ed il lettore si annoia.
alla prossima.
grazie
lavoro
poi c'è ancora il lavoro sottopagato, che guarda caso è quel lavoro utile ma che nessuno vuole fare, quello che permette ai 90 che fanno il lavoro che non c'è di comprare le arance o le pesche a 0,50 centesimi di euro al kg, e di lamentarsi che sono care, quello che permette ai 90 di tenere un vecchietto/a in casa con la badante in nero a 600 euro al mese, vecchio/a che tra accompagnamento vero o presunto, pensione ecc. rende 2000 euro al mese, per forza se lo tiene a casa!!! ma se la badante chiede l'aumento è considerata una ladra...
per un periodo ho consegnato gli ausili sanitari per incontinenti. bene, in più del 50% dei casi non servivano. in un 20% erano insufficienti. mi sforzavo, ove autorizzato dall'utente, di fare una compensazione. sapete di quale costo mensile ad utente si fa carico la collettività? ed ove non serve? perchè non finanziamo i servizi essenziali eliminando tutti questi sprechi? sono sempre i 90 che fanno il lavoro che non c'è che trovano il modo di inventarsi una cosa che non c'è per rubare soldi che non ce n'è...
maledizione essere umano! che grandi uomini che siamo! inventiamo lavori che non servono per rubare soldi che non ci sono e per vantarci poi di quello che siamo stati in grado di fare! ma possibile che non ci si renda conto delle cose che servono a questa Italia? e se tutti facessimo le cose che servono davvero senza rubare anzichè fare cose inutili rubando davvero non saremmo il primo paese al mondo per reddito pro capite?
io sono convinto che basterebbe sfruttare solo le bellezze che abbiamo per vivere di rendita.
chissà se qualcuno di chi comanda se ne accorge. e che sappia comandare. (?)
per un periodo ho consegnato gli ausili sanitari per incontinenti. bene, in più del 50% dei casi non servivano. in un 20% erano insufficienti. mi sforzavo, ove autorizzato dall'utente, di fare una compensazione. sapete di quale costo mensile ad utente si fa carico la collettività? ed ove non serve? perchè non finanziamo i servizi essenziali eliminando tutti questi sprechi? sono sempre i 90 che fanno il lavoro che non c'è che trovano il modo di inventarsi una cosa che non c'è per rubare soldi che non ce n'è...
maledizione essere umano! che grandi uomini che siamo! inventiamo lavori che non servono per rubare soldi che non ci sono e per vantarci poi di quello che siamo stati in grado di fare! ma possibile che non ci si renda conto delle cose che servono a questa Italia? e se tutti facessimo le cose che servono davvero senza rubare anzichè fare cose inutili rubando davvero non saremmo il primo paese al mondo per reddito pro capite?
io sono convinto che basterebbe sfruttare solo le bellezze che abbiamo per vivere di rendita.
chissà se qualcuno di chi comanda se ne accorge. e che sappia comandare. (?)
domenica 16 agosto 2015
il mio amico matematico mi suggerisce di fare un blog. lo invito, per darmi una mano. peccato che è già partito. pensavo si trattenesse almeno per la festività di San Rocco. invece il lavoro lo chiama. oggi è in ufficio. lavoro, ufficio, traffico, impegno, routine.
che grande invenzione, il lavoro. poi in Italia ancora di più. qua c'è il lavoro che non c'è,
il lavoro lavorato, il lavoro presunto, il lavoro nero,il lavoro che dove ne bastano dieci ne assumiamo cento,il lavoro che non serve ma lo si fa tanto per, il lavoro che servirebbe fare ma è troppo pesante farlo allora chiamiamo gli extracomunitari che quando servono per fare un lavoro di merda sono
eccezionali, quando vengono perchè scappano dal loro paese in guerra li dovremmo respingere.. poveri noi. poveri uomini eternamente convinti della vita eterna. poveri opportunisti. furbi. autolesionisti. adesso ci accorgiamo che è stato tutto inutile. le cose facili avute facili se ne vanno.
in un modo o nell'altro. vedo l'insoddisfazione in coloro che dovrebbero essere soddisfatti. del resto hanno fatto una scelta. stare laddove non serve stare, ma ci stanno per lavorare. sono quei novanta in più rispetto ai dieci che servivano. quei novanta che non sanno raccontare ai propri figli di che cosa si occupano. quei novanta che discutono sempre ma che non prendono nessuna iniziativa. quei novanta in più che giudicano un giovane perchè oramai a trent'anni senza lavoro se la prende col mondo.
sono gli stessi che hanno contribuito affinchè quel giovane, figlio loro, sia privo di quelle risorse che loro stessi hanno sprecato affannandosi, due generazioni fa, a barattare il futuro dei propri figli per un lavoro presunto, quindi che non c'è, con la convinzione che rubando avessero fatto cosa gradita ai posteri, qualora il mondo non se ne fosse accorto.
l'accorgersi non è quando ti vedo che rubi un salario e non produci nulla, ma quando ti ostini a dire che sono quelli come te che mandano avanti il mondo.
che grande invenzione, il lavoro. poi in Italia ancora di più. qua c'è il lavoro che non c'è,
il lavoro lavorato, il lavoro presunto, il lavoro nero,il lavoro che dove ne bastano dieci ne assumiamo cento,il lavoro che non serve ma lo si fa tanto per, il lavoro che servirebbe fare ma è troppo pesante farlo allora chiamiamo gli extracomunitari che quando servono per fare un lavoro di merda sono
eccezionali, quando vengono perchè scappano dal loro paese in guerra li dovremmo respingere.. poveri noi. poveri uomini eternamente convinti della vita eterna. poveri opportunisti. furbi. autolesionisti. adesso ci accorgiamo che è stato tutto inutile. le cose facili avute facili se ne vanno.
in un modo o nell'altro. vedo l'insoddisfazione in coloro che dovrebbero essere soddisfatti. del resto hanno fatto una scelta. stare laddove non serve stare, ma ci stanno per lavorare. sono quei novanta in più rispetto ai dieci che servivano. quei novanta che non sanno raccontare ai propri figli di che cosa si occupano. quei novanta che discutono sempre ma che non prendono nessuna iniziativa. quei novanta in più che giudicano un giovane perchè oramai a trent'anni senza lavoro se la prende col mondo.
sono gli stessi che hanno contribuito affinchè quel giovane, figlio loro, sia privo di quelle risorse che loro stessi hanno sprecato affannandosi, due generazioni fa, a barattare il futuro dei propri figli per un lavoro presunto, quindi che non c'è, con la convinzione che rubando avessero fatto cosa gradita ai posteri, qualora il mondo non se ne fosse accorto.
l'accorgersi non è quando ti vedo che rubi un salario e non produci nulla, ma quando ti ostini a dire che sono quelli come te che mandano avanti il mondo.
emblematico. ti piace scrivere. scrivi. ma perchè pubblicare quello che scrivi, non lo puoi leggere da solo, quando vai al gabinetto, atto grande, ecco - nella terra dei cachi tutti diventiamo scrittori, poeti, naviganti (l'avevano detto già)- gli stessi naviganti che si scandalizzano alla vista di un barcone proveniente da madre Africa, terrorizzati dal diverso che il Cristo in cui fanno finta di credere dice uguale a te, ma che poi in pratica .: - guai a chi tocca il mio spazio!!!-... come se questo spazio per forza di cose non possa essere condiviso -no- è solo mio, intoccabile privilegio di un lascito dei miei avi, quegli avi provenienti dalla Grecia, ma la Grecia Magna, anzi magnava, oggi è al digiuno, per quella ipocrisia umana che ci differenzia dagli altri membri del regno animale, in peggio, ipocrisia che dice che la crescita è ancora possibile con lo stesso paradigma ciclico consumi-spreco-monnezza-inceneritori-delinquenza-riciclaggio-investimento
vuoi dire o scrivere quello che pensi? fallo- c'è di bello che puoi farlo - ancora- non c'è censura-!-
mi pongo spesso una domanda : in una infinità di contenuti, temi, argomenti dove ognuno dice quello che vuole e quello che pensa, tutto e/o il contrario di tutto, un giovane di 14-15 anni, in questa selva di informazioni vere-false-ipocrite che cosa riuscirà a carpire di buono per una sua crescita equilibrata a livello intellettivo, e come riuscirà ad esprimere un giudizio se la realtà assume contorni indefiniti, seconda gli interessi di chi comanda in quel momento?
come se ne esce? scrivi. nella terra dei cachi anche chi fa le leggi non legge, e in un paese che fa troppe leggi è solo perchè il bianco diventi nero e viceversa. ma attenzione. noto un cambio di passo dei giovanissimi. se ne fottono di tutto. la verità sarà affidata ad un algoritmo di google.
vuoi dire o scrivere quello che pensi? fallo- c'è di bello che puoi farlo - ancora- non c'è censura-!-
mi pongo spesso una domanda : in una infinità di contenuti, temi, argomenti dove ognuno dice quello che vuole e quello che pensa, tutto e/o il contrario di tutto, un giovane di 14-15 anni, in questa selva di informazioni vere-false-ipocrite che cosa riuscirà a carpire di buono per una sua crescita equilibrata a livello intellettivo, e come riuscirà ad esprimere un giudizio se la realtà assume contorni indefiniti, seconda gli interessi di chi comanda in quel momento?
come se ne esce? scrivi. nella terra dei cachi anche chi fa le leggi non legge, e in un paese che fa troppe leggi è solo perchè il bianco diventi nero e viceversa. ma attenzione. noto un cambio di passo dei giovanissimi. se ne fottono di tutto. la verità sarà affidata ad un algoritmo di google.
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