autunno

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lunedì 28 maggio 2018

M E M O R I A V E L E N O S A

Leggo abbastanza da sempre. Di tutto. Avendo però pochissima memoria, anche a distanza di qualche ora, non ricordo quasi nulla di ciò che è passato tra l'iride e il nervo ottico: come se tutto ciò evaporasse, arrivato nell'antro dell'encefalo deputato alla conservazione. 

È conoscenza comune che per conservare c'è bisogno di fresco. 

Evidentemente sono una testa calda, ma nel termine più affettuoso che possa augurare a me stesso. 

E se invece il caldo sublimasse i metadati e li collocasse in una dimensione altra, tra il sogno e l'infinito, laddove trovare un suo equilibrio tra personaggi immaginari, ma che ragionassero seriamente di ciò che di tanto letto passa ed attiva le sinapsi magari con uno stimolo esterno?

L'altro giorno, mentre ero intento a sfalciare l'erba nel prato, ho sentito una musica. 
Trovo rilassante passare qualche ora a contatto con la terra. 
L'assenza di rumori artificiali mi aiuta, nel pensare. 

La provenienza della melodia era però sospetta. 

Un sibilo al lato destro dell'addome, appena sopra la cintura. Alzando la maglietta, un qualcosa di nero cadde nell'erba, ma non riuscii a capire cosa fosse.

Ero stato appena morso da un insetto, che dopo due giorni, visto il decorso, doveva essere un ragno; e dalla musica il fatidico ragno violino. Non avendo però visto l'intruso, è una supposizione. 

Il morso del ragno comunque non è stato doloroso al momento, ma nei giorni seguenti mi ha dato molto fastidio. 

Informandomi ho scoperto che il morso di un ragno violino può dare seri problemi, addirittura può essere letale, ma oggi mi sento un pò meglio; quindi decido di morire, quando sarà, in modo altro.

Cosa centra: mica si può decidere in che modo morire! il fatto è che io vorrei saperlo, così da regolarmi su che tipo di futuro investire. 
Sto divagando ma non troppo rispetto a quello che doveva essere il senso del racconto siccome nel frattempo il presidente ha detto di no. 
Ho chiesto alla politica varie volte di che morte dobbiamo morire in italia, ma non mi hanno risposto; seppur passati circa vent'anni.

La notte seguita al morso, ho sognato dei personaggi meravigliosi, che parlavano un linguaggio spesso difficile ma comprensibilissimo stando attenti, che comunque non è il mio usuale.

Il dibattito, a volte acceso ma molto civile, fluiva, espandendosi su temi diversi; apparentemente senza una logica (ma che in appresso avrei compreso) con rispetto l'uno dell'altro, interlocutore che interveniva secondo uno schema concordato in precedenza, e che ognuno rispettava.

Il mattino seguente, oltre al dolore per la puntura che nel frattempo ulcerava, sentivo come in una eco il rimbombo del parlare dei personaggi del sogno, e mi chiedevo se il linguaggio utilizzato dai "maestri" fosse quello dei libri che avevo letto. 
Cercando di ricordare gli argomenti, pian piano riuscivo a collocare quelle frasi come pezzi di letture fatte anche diversi anni prima, e tutto parve avere un senso.

Mi resi conto, e ne sono contento, che la mia memoria funzionava.
Cercava solo uno stimolo affinchè potesse riaffiorare. 
Forse lo stimolo è stato il veleno del ragno. 
E' evidente che se per ricordare in futuro dovrò assumere veleno fino a morirne, preferisco l'amnesia.



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