autunno

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giovedì 31 maggio 2018

IL PROFITTO DECIDE LA LIBERTA' DEL BENE E DEL MALE

mi domando cosa ci sia di più ingiusto nel far apparire ciò che è male o ciò che è bene a seconda delle convenienze del momento, e/o dello status quo di ogni paese.

chi comanda nel mondo, impone, secondo la convenienza percepita in quel dato momento, ciò che è bene e ciò che è male.

la convenienza percepita non è spesso la più intelligente anzi, quasi mai.

faccio un esempio molto semplice.

il petrolio fa più morti delle guerre, che a loro volta fanno morti con le armi, che gli stati "civili" producono e vendono, che causano la fame, che fa meno morti delle malattie moderne, che scoppiano guarda caso per colpa dello stesso inquinamento, causato perlopiù dagli idrocarburi e dai loro derivati bruciati dalle macchine e dalle ciminiere :  giova al progresso signori; fa niente.

più che al progresso,  credo giovi al profitto.

quindi la strada del progresso  viene progettata e tracciata  in base ad una convenienza di chi ne trae profitto, ma non è detto sia la più sana e la più giusta.

morire di ciò che è opportuno, per la nostra idea di civiltà, giustifica il fatto che dobbiamo subire un' enorme ingiustizia: non essere liberi di morire per caso, ma perire in nome di questo falso progresso, che qualcuno ci sta imponendo da più di un secolo, ma del quale si potrebbe trovare un'alternativa.

più di quaranta anni fa, ho conosciuto una persona che coltivava la canapa (per uso ludico) nel suo orto. un pacifista, un grande lavoratore:  fuma la sua erba quando ne sente il bisogno.
era ed è rimasto un sognatore, una persona per bene.

non mi ha mai detto : "vuoi provare?" ma neanche io glielo ho mai chiesto, così come non l'ho mai giudicato per un suo "vizio", a sua detta molto più sano di tanti altri.
credo abbia ragione, perchè è una persona che non dice bugie.

daltronde se davvero fa così male come tanti affermano saranno problemi suoi; intanto oggi ha più di sessanta anni, continua a fumarla, e sta benissimo.

ha solo un problema: non è completamente libero di fare ciò che "giova" alla sua persona. 

anche io sto bene così come sto, nella mia possibilità di fumare ogni tanto una sigaretta.


vorrei capire adesso: se l'individuo fosse davvero libero, perchè la legge in Italia proibisce di coltivare una pianta nel proprio orto, mentre consente di produrre P.I.L. vendendo armi che seminano morte certa, in nome della libertà che viene però privata ad innocenti che soccombono, in altre parti del mondo dove il progresso ha agito diversamente che da noi?      


ho mal di testa. vado a prepararmi un aulin, che per fortuna, anche se ha ammazzato più gente della cannabis, in Italia è ancora in commercio; ed io sono libero.

lunedì 28 maggio 2018

M E M O R I A V E L E N O S A

Leggo abbastanza da sempre. Di tutto. Avendo però pochissima memoria, anche a distanza di qualche ora, non ricordo quasi nulla di ciò che è passato tra l'iride e il nervo ottico: come se tutto ciò evaporasse, arrivato nell'antro dell'encefalo deputato alla conservazione. 

È conoscenza comune che per conservare c'è bisogno di fresco. 

Evidentemente sono una testa calda, ma nel termine più affettuoso che possa augurare a me stesso. 

E se invece il caldo sublimasse i metadati e li collocasse in una dimensione altra, tra il sogno e l'infinito, laddove trovare un suo equilibrio tra personaggi immaginari, ma che ragionassero seriamente di ciò che di tanto letto passa ed attiva le sinapsi magari con uno stimolo esterno?

L'altro giorno, mentre ero intento a sfalciare l'erba nel prato, ho sentito una musica. 
Trovo rilassante passare qualche ora a contatto con la terra. 
L'assenza di rumori artificiali mi aiuta, nel pensare. 

La provenienza della melodia era però sospetta. 

Un sibilo al lato destro dell'addome, appena sopra la cintura. Alzando la maglietta, un qualcosa di nero cadde nell'erba, ma non riuscii a capire cosa fosse.

Ero stato appena morso da un insetto, che dopo due giorni, visto il decorso, doveva essere un ragno; e dalla musica il fatidico ragno violino. Non avendo però visto l'intruso, è una supposizione. 

Il morso del ragno comunque non è stato doloroso al momento, ma nei giorni seguenti mi ha dato molto fastidio. 

Informandomi ho scoperto che il morso di un ragno violino può dare seri problemi, addirittura può essere letale, ma oggi mi sento un pò meglio; quindi decido di morire, quando sarà, in modo altro.

Cosa centra: mica si può decidere in che modo morire! il fatto è che io vorrei saperlo, così da regolarmi su che tipo di futuro investire. 
Sto divagando ma non troppo rispetto a quello che doveva essere il senso del racconto siccome nel frattempo il presidente ha detto di no. 
Ho chiesto alla politica varie volte di che morte dobbiamo morire in italia, ma non mi hanno risposto; seppur passati circa vent'anni.

La notte seguita al morso, ho sognato dei personaggi meravigliosi, che parlavano un linguaggio spesso difficile ma comprensibilissimo stando attenti, che comunque non è il mio usuale.

Il dibattito, a volte acceso ma molto civile, fluiva, espandendosi su temi diversi; apparentemente senza una logica (ma che in appresso avrei compreso) con rispetto l'uno dell'altro, interlocutore che interveniva secondo uno schema concordato in precedenza, e che ognuno rispettava.

Il mattino seguente, oltre al dolore per la puntura che nel frattempo ulcerava, sentivo come in una eco il rimbombo del parlare dei personaggi del sogno, e mi chiedevo se il linguaggio utilizzato dai "maestri" fosse quello dei libri che avevo letto. 
Cercando di ricordare gli argomenti, pian piano riuscivo a collocare quelle frasi come pezzi di letture fatte anche diversi anni prima, e tutto parve avere un senso.

Mi resi conto, e ne sono contento, che la mia memoria funzionava.
Cercava solo uno stimolo affinchè potesse riaffiorare. 
Forse lo stimolo è stato il veleno del ragno. 
E' evidente che se per ricordare in futuro dovrò assumere veleno fino a morirne, preferisco l'amnesia.