autunno

autunno

domenica 30 agosto 2015

(ti) Castro-caro

LA FINE

Sabato sera. Disteso sul divano. Circa le 21,30. Con gli occhi chiusi per riposare un poco. Alle 23,50 devo raggiungere il varco per il turno di lavoro. Giulia in cucina a sistemare suppellettili varie. La televisione è accesa. Canzoni. Castrocaro. Con una coda d’orecchio ascolto. Mi vengono i brividi. Per come cantano.
 Mai come adesso il concorso diventa onomatopeico.          ( TI ) Castro, caro. Un’offesa per chi ascolta. Qualcuno si salva, ma per lo più tutti stonati. Voci insignificanti. E’ una sofferenza. Un giurato politicamente corretto, con eleganti giri di parole, manda a cagare qualcuno.  Mi sembra giusto.  Io insieme a lui, ma in silenzio. Altri più indulgenti solo a fare pipì.
Siamo all’apoteosi del nonsenso. Un concorso canoro importante, dove i finalisti non sanno cantare. Forse qualcuno si salva. Ma io in dormiveglia mi accorgo solo di chi stona, e sono in tanti, perché mi disturbano il riposo. “Soffrendo” di orecchio assoluto ogni minima stonatura è per me una castrazione.

 Purtroppo di giorno non riesco a dormire e coi turni di notte, dovendo lavorare, neanche.

La notizia sul fronte dell’incidente  è nefasta. Non ce l’ha fatta neanche l’altro operaio rimasto ferito.
Sono turbato. Penso e ripenso che  in Italia tutto è come questo Castrocaro: abbiamo perso ogni speranza. Traslando il piano in altri ambiti, si spiegano un po’ di cose.
Il cantante in finale che non sa cantare  è ugualmente in prima serata in tv,  il politico che non sa politicare  è ugualmente in parlamento, il dirigente pubblico che non sa dirigere ma i debiti li paghiamo tutti noi,  il lavoro che è rischioso ma si lavora comunque e si muore: cosa volere di piu?
E per quanto possiamo ancora tollerare questa pochezza, senza urlare allo scandalo, senza ribellarci, senza fare la rivoluzione?  
Qua tutti ci prendono per i fondelli e continuiamo a fare finta di niente.
Probabilmente senza rendercene conto ci siamo così assuefatti da essere noi stessi diventati dipendenti da questa droga del pressapochismo italico, che in ogni ambito si sta insinuando con i suoi tentacoli.
Quindi anche il non fumatore si sta drogando col fumo passivo, costretto ad apprezzare, come diceva Longanesi,  l’unico vantaggio della mediocrità: quello di credere in se stessa.

  

Nessun commento:

Posta un commento