LA FINE
Sabato sera. Disteso sul divano. Circa le 21,30. Con gli
occhi chiusi per riposare un poco. Alle 23,50 devo raggiungere il varco per il
turno di lavoro. Giulia in cucina a sistemare suppellettili varie. La
televisione è accesa. Canzoni. Castrocaro. Con una coda d’orecchio ascolto. Mi
vengono i brividi. Per come cantano.
Mai come adesso il
concorso diventa onomatopeico. ( TI ) Castro,
caro. Un’offesa per chi ascolta. Qualcuno si salva, ma per lo più tutti
stonati. Voci insignificanti. E’ una sofferenza. Un giurato politicamente
corretto, con eleganti giri di parole, manda a cagare qualcuno. Mi sembra giusto. Io insieme a lui, ma in silenzio. Altri più
indulgenti solo a fare pipì.
Siamo all’apoteosi del nonsenso. Un concorso canoro importante,
dove i finalisti non sanno cantare. Forse qualcuno si salva. Ma io in
dormiveglia mi accorgo solo di chi stona, e sono in tanti, perché mi disturbano
il riposo. “Soffrendo” di orecchio assoluto ogni minima stonatura è per me una castrazione.
Purtroppo di giorno
non riesco a dormire e coi turni di notte, dovendo lavorare, neanche.
La notizia sul fronte dell’incidente è nefasta. Non ce l’ha fatta neanche l’altro
operaio rimasto ferito.
Sono turbato. Penso e ripenso che in Italia tutto è come questo Castrocaro:
abbiamo perso ogni speranza. Traslando il piano in altri ambiti, si spiegano un
po’ di cose.
Il cantante in finale che non sa cantare è ugualmente in prima serata in tv, il politico che non sa politicare è ugualmente in parlamento, il dirigente
pubblico che non sa dirigere ma i debiti li paghiamo tutti noi, il lavoro che è rischioso ma si lavora
comunque e si muore: cosa volere di piu?
E per quanto possiamo ancora tollerare questa pochezza,
senza urlare allo scandalo, senza ribellarci, senza fare la rivoluzione?
Qua tutti ci prendono per i fondelli e continuiamo a fare
finta di niente.
Probabilmente senza rendercene conto ci siamo così
assuefatti da essere noi stessi diventati dipendenti da questa droga del
pressapochismo italico, che in ogni ambito si sta insinuando con i suoi tentacoli.
Quindi anche il non fumatore si sta drogando col fumo
passivo, costretto ad apprezzare, come diceva Longanesi, l’unico vantaggio della mediocrità: quello di
credere in se stessa.
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