autunno

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mercoledì 15 aprile 2020

GALLERIE

"ci sono momenti in cui l'umanità è come se entrasse in una galleria, più o meno lunga, dalla quale però prima o poi bisognerà uscire. la lunghezza  ne determinerà il cambiamento" il TA

1976-77. a mormanno c'era la ferrovia. conseguentemente la lettorina, ma ancora per poco. noi ragazzetti, numerosi all'epoca, frequentavamo la stazione, dove oggi c'è la chiesa di Santa Maria Goretti. andavamo però per un motivo meno mistico, comunque misto: per giovanna, la figlia del capostazione, che era carina; e per attraversare la galleria. io frequentavo all'epoca i cugini in seconda marcello e giusi, figli di zio gino e maria piccola, che allora abitavano alla costa; ma zio gino era il fattorino della lettorina. per farvi capire che c'è un nesso. ma non borta.
lucia era piccola e giocava con le bambole.

gli amici erano quelli della costa, francesco, cristofaro, rocco leone, vincenzo che adesso è a milano, franco martino che non era della costa, tonino il meccanico, ed altri che non ricordo perchè amici ne ho avuti tanti. ma non borta.

la prima volta che decidemmo di attraversare la galleria che partendo dal vallone crocifisso esce alla turra vrusciata, dovemmo indire un referendum. perchè eravamo tanti e non tutti daccordo. io ero tra quelli  che non voleva rischiare, anche perchè con zio gino avrei fatto una brutta figura se venivo scoperto. ma siccome la maggioranza si pronunciò per il si, che in questo caso era SI, non come nei referendum normali, che quando dici si è NO, mi dovetti adeguare, e facendo poche parole, non come quelli di oggi che anche all'opposizione fanno un sacco di casino.
i più esperti tra i quali franco martino  nipote di carminuccio quindi col genio nel dna, studiarono il piano, gli orari della lettorina, i possibili scenari e strategie in caso di imprevisti. a dire il vero i più temerari avevano già affrontato il percorso, ed erano quelli che avevano voce in capitolo.

una mattina di giugno, chiuse le scuole, si decise di affrontare il tratto .
con le bici raggiungemmo la stazione. le lasciammo in consegna a giovanna che in quell'occasione non venne con noi,  in un secondo momento si, perchè era diavula.

all'entrata della galleria le ultime raccomandazioni nel riassunto dei punti salienti del protocollo.

muniti di pile, si camminava sul lato sinistro. ci fu consigliato da qualcuno più grande di lasciare dei chiodi sui binari appena dopo l'entrata della galleria, dove ancora c'era abbastanza luce, che venivano schiacciati dal passaggio della lettorina, che sarebbero diventati  duplicati di chiavi, per aprire le fiat 500. mio padre ne aveva una, e la prova poteva essere fatta con molta tranquillità.

proseguendo in fila indiana e stando attenti a dove mettere i piedi, ci si inoltrava verso il buio assoluto. i più bravi in geologia ci indicarono quando giunti all'altezza del cimitero, anche se in questo caso eravamo sotto. onestamente a quel punto io mi stavo cacando addosso. anche perchè in quei periodi erano in voga i film degli zombi, ed ogni minimo rumore si tramutava in un loro attacco.
mi ricordo che ad un certo punto c'era del calcare sulle pareti e delle infiltrazioni di acqua, che puntualmente rocco leone doveva classificare come "sculu di morti". la cacarella aumentava.
franco martino però tentò di rassicurarmi dicendo che erano tutte fesserie, piuttosto mi dovevo preoccupare di non cadere.

durante il percorso notavamo nella parete degli spazi, a distanze regolari, che dovevano essere conquistati nel momento in cui avessimo notato le luci della lettorina.

proprio mentre io volevo utilizzare uno di quelli per la sopraggiunta dissenteria, mi sciolsi (come tensione) intravedendo un puntino bianco, che era la luce in fondo al tunnel.

un pò più rilassato iniziai a ringraziare la madonna per aver esaudito le mie preghiere fatte per i morti a metà percorso, e per i vivi anche durante.
quando la curva nella volta dell'uscita iniziava a delinearsi, aumentando il volume del puntino indefinito, e la luce iniziava timidamente ad illuminare il percorso, che iniziammo a correre; perchè il capo cordata guardando l'orologio indicava come probabile l'arrivo della lettorina. qualcuno cadde. ma si rialzò prontamente e, col sangue alle ginocchia,  proseguì con ancora più veemenza nel voler raggiungere la meta. in effetti uscimmo appena in tempo che la lettorina sopraggiunse.

ci buttamo per terra nell'erba, nella convinzione di mimetizzarci, ma il suonare insistentemente del macchinista, ci fece intendere che fossimo stati scoperti.
.
ma oramai era fatta. eravamo felici e contenti. il percorso inverso fu fatto più velocemente e con meno paure. l'esperienza. raccogliemmo i chiodi. raggiunta la stazione giovanna ci abbracciò e baciò. era quella già una bella ricompensa. il pomeriggio provai il duplicato. funzionava. la 500 si apriva.

imparai che ogni tunnel per definizione ha un'entrata ed un'uscita. che ogni percorso è tanto più rischioso quanto non hai un piano. che ci sono comunque utili opportunità. e che la paura deve esistere per le cose reali.

la sera con la mia famiglia cenammo dai cugini in seconda giusi, marcello e lucia coi quali ci vogliamo bene da sempre.

zio gino durante la serata disse che se acchiappava quei mocciosi che attraversavano la galleria, avrebbe fatto loro una bella tirata di orecchie. ma lo disse sorridendo.

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