autunno

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venerdì 10 aprile 2020

CERCASI CRONOLOGIA COMPLESSI, ma non di inferiorità.

1970 o 71 non ricordo bene. via santa caterina, 214. Proprietà preside Alberti.  Un casermone su tre livelli.
Dalla Marinella, la famiglia che cresceva, ci fece trasferire alla Costa.  Portone verde. Entravi. A destra magazzino con vuttaro e linna; e sorici.

Di fronte la scala che ti portava al primo piano. salivi e c'erano 100 metri di casa all'affitto.

Peculiarità:

1) ampio camino che ti mettevi all'interno, il fuoco in mezzo, con una sedia a dx e una a sx, a fare dormite pomeridiane senza pari e fuma, che se non lasciavi la porta aperta ti davano le azioni gratis della Philip Morris
2) scala in legno con porta in masonite e maniglia di savula,  che dal cucinino portava in soffitta con:  forno a legna, terrazzo, e sorici; parenti di quelli del magazzino.
3) stanza cosiddetta dei "giocattoli", l'ultima ed inutilizzata, perchè evidentemente qualche trave aveva ceduto, e il pavimento ballava di brutto quando vi camminavi sopra; mastro Anselmo saprà essere più preciso.
4) balconi di legno sistemati alla meglio dalla buonanima di Sardaro, falegname amico della buonanima di mio nonno Domenico, nelle stanze da letto esposte al limbici che puntualmente, durante le nottate di venti tumultuosi, si aprivano; fecendoti trovare nel mezzo della tempesta.
Siamo rimasti vivi, seppur un pò raffreddati.

5) zagagghia che dalla cucina era collegata tramite un foro nel pavimento alla maschatura del portone, che ti permetteva di aprire la porta senza attraversare due camere adiacenti e scendere le scale: prodigioso! l'unico problema che se non ti sinceravi bene chi fosse a suonare il campanello, affacciandoti alla finestra, ed aprivi alla cessa, potevi trovarti in casa  all'improvviso i testimoni di Geova, cosa di per sè innocua nelle intenzioni se non per il fatto che taluni avevano delle camicie color ciclamino con dei colli di 50 cm che non capivo dove si comprassero, altrimenti mio padre sarebbe corso a farlo all'istante pena bruciatura del pane arrusciato che in quel momento aveva messo davanti al fuoco.


Vicinanzo:

Mastro Silvio e famiglia, Francuccio e famiglia, Pompidù e famiglia, Cristofaro l'infermiere e famiglia, Cristina la sarta e famiglia, Elenuccia bidella e famiglia, Virgilio e famiglia, Nuccio di Pacchiarotto e famiglia, zu Luigi di fornarello ma era vecchio ed era rimasto solo, Stivaletta e famiglia, Mario di bartolomeo e famiglia, ed altri che non elenco che all'epoca tra i vicinati si facevano anche le guerre per il predominio sul territorio.

Questo era il contesto dove si è sviluppata la mia coscienza musicale e di cristiano inteso come vivente.

La stanza dei giocattoli era sopra la stanza da pranzo di Francuccio, che doveva sentirsi a disagio quando mangiando notava una diagonale concava al soffitto, ma il boccone, anche se un po' amaro e di traverso, doveva scendere uguale perchè, come tutti noi ragazzetti dell'epoca, o quissu, o cazzi.

Ogni tanto l'eccezione era il panino da zia Assunta, che con Francuccio andavamo a comprare, da cui l'amicizia con Francesco il chitarrista, che ci dava qualche dritta su come organizzare il complesso.

Nella mia soffitta iniziammo le prime prove. La prima formazione : FRANCUCCIO fustini di bio presto e tigheddre varie, POMPIDU' al basso, con una chitarra scassata a tre corde, CRISTOFARO alla chitarra scordata, ed io al pianoforte a coda. Gli strumenti musicali erano forniti da me, che li tenevo nella stanza dei giocattoli, numerosi; che mio padre, grazie al compianto ANGELO DONNICI, aveva avuto il posto alla Cassa del Mezzogiorno, e poteva accontentarmi nelle mie richieste.
Siccome anche lui era un appassionato di musica, non si tirava indietro quando gli chiedevo un qualche strumento da comprarmi. Gli feci comprare anche una batteria giocattolo, rossa; che i fustoni di bio presto lavatrice scarseggiavano, perchè all'epoca il bucato si faceva a mano, se non con qualche eccezione.
Nel complesso c'era anche mio fratello, ma faceva l'indiano.

La voglia di suonare cresceva e ci rendemmo conto che ognuno era portato per un qualcosa. Chi lasciava perchè gli piaceva andare a surigghie alla costa, chi restava e migliorava nel suonare lo strumento.
Cambiavano i componenti. MIMMO il grosso, PEPPE SMITH, BIAGIO DE MINGO: io e FRANCUCCIO il nucleo stabile. Poi si iniziò a fare un pò più sul serio, e fusioni con altre formazioni: con PINO CALLI, SANTO MARADEI, VINCENZO DONNA NUNZIA, NUCCIO REGINA, ANTONIO BIT,  ecc ecc , in concomitanza  o seguendo le orme di altri complessi storici di Mormanno come i CUSTODI DEL TEMPO, ALDEIDE FORMICA, e musici e musicanti vari di gruppi dei quali non ricordo più neanche  il nome ma ho un difetto mnemonico da sempre.

La cosa bella che mi fa riflettere è che molti dei ragazzi dell'epoca, con i quali ho condiviso la passione per la musica, (vedi Goffredo, Mimmo il Grosso e altri) abbiano continuato a fare arte. Quindi il sentimento è comune.

Siamo cresciuti con la musica, chi più, chi meno. Io sto fermo anche per molto tempo, ma poi mi viene quella voglia, e riprendo. Suonare o scrivere è quasi la stessa cosa.
Per fortuna ho disseminato tastiere dappertutto, ed in qualsiasi momento posso utilizzarle. In case di parenti ed amici, e quando la voglia arriva, c'è la possibilità di sfogarsi.

Mi ricordo l'ultima chiacchierata più lunga che feci con Francesco, due anni prima della sua prematura scomparsa. Ragionando di tante cose che a noi due, che viviamo di sogni, non  andavano giù, salutandomi, mi disse:-" amico mio, non preoccupiamoci più di tanto: noi abbiamo la musica dentro, e questo ci salverà."
Io che sento cosa volesse dire con ciò, lo salutai, augurandoci momenti migliori.

La fortuna e la genetica ha permesso ad ERICK di continuare ad avere la musica dentro.
Aiuterà di certo anche lui, in questo momento dove l'ESSERE ha vinto l'AVERE, e nel futuro, quando le sue vibrazioni dovranno aiutare qualcun altro, a realizzare che forse ne è valsa la pena.




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