DELLA SERIE “ FUTURO A PIACERE”
Se doveva esserci un tempo per la resa dei conti, è
arrivato. La difficoltà nello spiegare a mio figlio del perché da un benessere
diffuso fino ai primi anni del duemila, si è andati piano piano verso la
decadenza, ne è l’evidenza.
Gli squilibri di una società malata di arrivismo, a
discapito del merito, della produttività, del giusto; nel valorizzare più il
contenitore che i contenuti, hanno alimentato un substrato marcio alla base, che
ha fatto crollare quella illusione (ERA ORA!) che tutto ciò che è costruito sul nulla possa durare molto.
Vivere e programmare l’effimero, le bugie, l’edonismo degli
anni ottanta, dove la generazione prima della nostra si è formata e diventata
classe dirigente, sta mostrando il suo frutto del medio termine: un pugno di
sabbia tra le mani, per le generazioni odierne. Si è pensato (in generale) a
creare enti inutili, doppioni di strutture inutili, dirigenti inutili, stipendifici inutili, dove
attingere momentanee tranquillità inutili, per costruire futuro nero per i
nativi post “solo piacere e carni abbindatizzi”. Ecco di cosa sono capaci gli
uomini, con la loro intelligenza e lungimiranza.
Le cose e le iniziative buone che avevamo, lasciate lì a
perire; tante nostre maestranze non
valorizzate per le loro idee ed il loro saper fare cercare spazi altrove,
distratte da un profitto immediato che ha annebbiato la vista; i nostri talenti emergenti fare la gioia di qualche azienda del nord, le
risorse impiegate a pagare dirigenti edonisticamente inutili che non hanno
saputo dirigere, le idee che potevano fare economia per il nostro territorio
lasciate ad altri… i nostri giovani spalle al muro. La scusa è: non c’è lavoro.
Ma Il lavoro lo si crea con la forza
dell’idea e la fattività. Partendo da quello che di buono abbiamo, replicabile.
Io sono un fesso. La notte di Natale illustrerò, (oltre ai
segreti dell’occhiatura come promesso tempo addietro) in videoconferenza su skipe, due o tre progetti che potrebbero ancora
adesso, con tutte le difficoltà del momento, creare occupazione ed economia nel
nostro territorio, al di fuori dell’assistenzialismo edonistico perdente sul
medio termine. La domanda è: ci si crede?
La risposta sarà: Si è disposti a cacciare fuori gli attributi? Parlo del
mio paese signori, (niente di personale contro chicchessia del resto sono rimasto quindi ho scelto con chi avere a
che fare!), ma quando penso che in altri posti del mondo chi ha saputo guardare
lontano ( il concerto idea- popolo-amministratori illuminati) ha creato
benessere per sè e per gli altri, partendo da una condizione molto più
svantaggiata della nostra, che mi rendo conto del fallimento della formula pseudovincente
che compiacersi nell’immediato, per farsi ognuno gli affari propri producendo
poco o nulla di tangibile, porti vantaggi. E’ la sostanza che ha un valore
economico e non certo il nulla. La mia rabbia è che ancora oggi esistono
tentativi per creare economia basata sul niente.
E attenzione: non è solo la politica che deve fare il mea
culpa, quando dà l’indirizzo sbagliato, ma ognuno di noi; perché mentre la
politica quantomeno ha raggiunto il suo scopo, vivendo di consensi, noi viviamo
grazie alle nostre idee vincenti che riusciamo a far sposare alla politica; ed
ognuno di noi deve fare il mea culpa quando ad esempio spreca tempo prezioso
ancora oggi a commentare in piazza se è vero o no che i soldi del dopo sisma
sono arrivati dopo che su fb qualcuno ha sollevato il problema.
Ma per favore! Andiamo tutti a lavorare che è meglio.
Qualsiasi lavoro che produca un futuro migliore sfruttando risorse vere, non
inventate ad arte per accontentare l’inutile; e siccome come mia convinzione è
sempre di più il da fare rispetto alle persone disposte a fare, adesso basta con queste ipocrisie; perché in troppi siamo
veramente stanchi, quando fingiamo di non capire.
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