Supertramp alla radio
ore 02,34, 16 giugno solo insieme alla notte, la temperatura è scesa un po, lo avverto perché apro la finestra, aria nuova, dopo mezza sigaretta in 6 metri cubi è opportuno, spengo la radio, sento un cane abbaiare in cerca di compagnia, o di alba ancora dormiente; avverto una leggera malinconia che non è propria della notte, ma del tempo e del luogo; che non può esprimere il suo potenziale, nel rettilineo vuoto e nullo nel suo essere vissuto, non idoneo allo scopo preposto, di movimento inesistente, di rumore assente, e scrivo o meglio tocco dei tasti e a scrivere è una macchina che lo fa per me con inchiostro che vedo sullo schermo scorrere man mano che la mente pensa e la mano va, e non cambia il senso ma solo lo strumento, perché di scrivere l’uomo ha bisogno, quando i cani diventano due almeno, o forse tre che si rincorrono nei lamenti, avvertendo un qualcosa che anch’io provo ma non riesco a descrivere bene, non potendo abbaiare, del resto abbaiare qui in sei metri cubi produrrebbe una eco soffocata, avendo anche chiuso la finestra perché oramai l’aria è cambiata…
Volevo scrivere una canzone, all’inizio, ma la mano va, forse sta diventando un altro libro che mai uscirà, ma tanto a cosa serve se il mondo non cambia ed il cane continua ad abbaiare - lo sento sempre più forte, più vicino, non è un caso che abbai così forse ha fame, anch’io ho fame non di cibo, ma di sapere: perché l’uomo ogni tanto si perde, nel pensare nella sua unicità di essere sensiente di volere ad ogni costo sopravvalutare se stesso a discapito del più debole, che non può farsi sentire, perché così come il cane pur abbaiando io non lo capisco, ma se mi viene più vicino e lo guardo negli occhi avverto che sta male e d’istinto lo voglio e lo devo aiutare - questi fratelli del mondo che scappano da altro uomo e non vengono compresi mi fa molto pensare, di come questo essere sensiente non avverta un’emozione questa notte, in un abbaiare continuo: forse nell’alba spero in un riscatto, ma temo durerà tanto questo buio; sicuramente finchè LUCE per tutti verrà…
Ho dei brividi ma non per il freddo, sono quei brividi che ognuno, se vuole, riesce a sentire; in nome di quell’essere umano a se uguale, pronto a morire per una speranza, che mai altro uomo dovrebbe poter negare. Sono quei brividi che spiegano l’ UMANO, altrimenti sarò solo strumento; lo stesso col quale stanotte ho potuto scrivere, ma che di sua volontà difficilmente guarderà un cane negli occhi.
MIMMO SOLA 17 GIUGNO 2015
Grazie per la lettura
ore 02,34, 16 giugno solo insieme alla notte, la temperatura è scesa un po, lo avverto perché apro la finestra, aria nuova, dopo mezza sigaretta in 6 metri cubi è opportuno, spengo la radio, sento un cane abbaiare in cerca di compagnia, o di alba ancora dormiente; avverto una leggera malinconia che non è propria della notte, ma del tempo e del luogo; che non può esprimere il suo potenziale, nel rettilineo vuoto e nullo nel suo essere vissuto, non idoneo allo scopo preposto, di movimento inesistente, di rumore assente, e scrivo o meglio tocco dei tasti e a scrivere è una macchina che lo fa per me con inchiostro che vedo sullo schermo scorrere man mano che la mente pensa e la mano va, e non cambia il senso ma solo lo strumento, perché di scrivere l’uomo ha bisogno, quando i cani diventano due almeno, o forse tre che si rincorrono nei lamenti, avvertendo un qualcosa che anch’io provo ma non riesco a descrivere bene, non potendo abbaiare, del resto abbaiare qui in sei metri cubi produrrebbe una eco soffocata, avendo anche chiuso la finestra perché oramai l’aria è cambiata…
Volevo scrivere una canzone, all’inizio, ma la mano va, forse sta diventando un altro libro che mai uscirà, ma tanto a cosa serve se il mondo non cambia ed il cane continua ad abbaiare - lo sento sempre più forte, più vicino, non è un caso che abbai così forse ha fame, anch’io ho fame non di cibo, ma di sapere: perché l’uomo ogni tanto si perde, nel pensare nella sua unicità di essere sensiente di volere ad ogni costo sopravvalutare se stesso a discapito del più debole, che non può farsi sentire, perché così come il cane pur abbaiando io non lo capisco, ma se mi viene più vicino e lo guardo negli occhi avverto che sta male e d’istinto lo voglio e lo devo aiutare - questi fratelli del mondo che scappano da altro uomo e non vengono compresi mi fa molto pensare, di come questo essere sensiente non avverta un’emozione questa notte, in un abbaiare continuo: forse nell’alba spero in un riscatto, ma temo durerà tanto questo buio; sicuramente finchè LUCE per tutti verrà…
Ho dei brividi ma non per il freddo, sono quei brividi che ognuno, se vuole, riesce a sentire; in nome di quell’essere umano a se uguale, pronto a morire per una speranza, che mai altro uomo dovrebbe poter negare. Sono quei brividi che spiegano l’ UMANO, altrimenti sarò solo strumento; lo stesso col quale stanotte ho potuto scrivere, ma che di sua volontà difficilmente guarderà un cane negli occhi.
MIMMO SOLA 17 GIUGNO 2015
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